La Sindone è forse la reliquia più famosa e più sbalorditiva della cristianità.
La datazione al carbonio14 ha definitivamente stabilito che si tratta di un manufatto medievale, ma ancora oggi molti devoti non accettano il verdetto della scienza e suggeriscono svariate ipotesi alternative per inficiare la datazione di laboratorio e continuare a credere che il telo di Torino abbia davvero avvolto il cadavere di Gesù.
Paolo Cortesi
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La Commissione insediata dal Vescovo di Troyes, Pierre d'Arcis, fornì un parere negativo: i Vangeli non facevano menzione di un telo simile a quello esposto da de Charny; sembrava poi impossibile che una reliquia di tale importanza fosse stata ignorata per tanti secoli.
Il Vangelo di Giovanni parla di bende che avvolgevano il corpo di Gesu' e un "Sudario" che era sul capo, non per terra con le bende, ma ripiegato in un angolo a parte; nel Vangelo che più di ogni altro descriveva il sepolcro di Gesu' non c'era nessun grande telo.
La cosidetta Sindone era un trucco, proseguiva la Commissione, architettato da Geoffroy de Charny per nobilitare la sua collegiale e per ricavare denaro dai fedeli.
D'Arcis inviò al Papa e al re di Francia il dossier che aveva raccolto contro l'autenticità del telo; addirittura dichiarò che il suo predecessore aveva scoperto il falsario autore dell'immagine, il quale aveva confessato la frode: "Svelo' il trucco, e in che modo quel panno era stato artificialmente dipinto, e cio' venne accertato anche dall'artista che lo aveva realizzato con mezzi umani, non prodotto o ottenuto miracolosamente'.
Purtroppo, il Vescovo non volle (o non fu in grado di) specificare il nome del falsario e la tecnica che avrebbe impiegato: una distrazione che ha fatto scorrere alcuni litri di inchiostro sull'antica questione.
La lacuna di d'Arcis è il punto debole della ricostruzione critica della ricostruzione della Sindone: qual è quell'investigatore che scopre il colpevole e non rivela il suo nome ? Forse d'Arcis bluffava ? Non è da escludere.
Il re accolse la relazione del Vescovo e il 4 agosto 1389 revoca l'autorizzazione concessa a de Charny di esporre alla devozione la Sindone.
Il papa non mutò parere e confermò il permesso dato, ma impose al vescovo di Troyes il "perpetuum silentium" sulla questione: non doveva più occuparsene.
Però il 6 gennaio 1390 la posizione di Clemente VII cambiò e su un rescritto dispose che la reliquia fosse esposta al pubblico, però chi ne faceva l'ostensione era tenuto a dichiarare ad alta voce che quella non era l'autentica Sindone di nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura che raffigurava la vera Sindone.
Da quel 1390 la Sindone sparisce. Si suppone che pochi pellegrini avrebbero affrontato i disagi e i pericoli di un viaggio per vedere una pittura che raffigurava la Sindone.
(Stiamo seguendo una traccia del testo di Paolo Cortesi)
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