Giovanni Paolo II visita la sinagoga di Roma. E’ la prima volta che un Pontefice entra in un tempio ebraico.
Giovanni Paolo II è il Papa, il primo Papa, dopo duemila anni, che è entrato in una sinagoga, compiendo così un gesto storico di riparazione e insieme di solidarietà verso i "Fratelli maggiori".
Solo un Papa come lui, figlio di una nazione che aveva anch'essa sperimentato tragicamente la barbarie della guerra e dei campi di sterminio nazisti, che anzi è stata accomunata nel martirio al popolo ebraico, a quei poveri sei milioni di morti, solo un Papa come lui, parlando della Shoah, dell'Olocausto, ai rappresentanti della comunità ebraica polacca, a Varsavia, ha potuto dire di aver avuto «un particolare rapporto con tutto questo», perché insieme con essi aveva «vissuto in un certo senso tutto ciò qui, su questa terra».
Solo un Papa come lui, che proprio nella memoria storica, nel retaggio culturale della sua Patria, ha trovato l'ispirazione per pronunciare sull'ebraismo parole nuove, parole profondamente diverse da quelle dette per secoli dalla Chiesa cattolica, solo un Papa come lui ha potuto scrivere in questi termini agli "amati fratelli ebrei" per il 50° dell'insurrezione del Ghetto di Varsavia: «Come non essere accanto a voi, per ricordare nella preghiera e nella meditazione un così doloroso anniversario? Siatene certi: non sostenete da soli la pena di questo ricordo».
L'Antisemitismo.
L’ostilità antisemita è un sentimento di inimicizia, di avversione, manifesto o nascosto, verso gli ebrei in quanto tali: tale sentimento, che può esprimersi in forme meditate o impulsive, affonda le sue radici nel pregiudizio.
Per pregiudizio generalmente si intende un’opinione acritica che precede e preclude il giudizio razionale e che genera un sentimento negativo (ostilità) nei confronti di una persona che appartiene a un certo gruppo e solo per il fatto che appartiene a questo gruppo.
Nel nostro caso, ostilità verso gli ebrei in quanto ebrei. ostilità verso gli ebrei in quanto ebrei.
Il meccanismo del pregiudizio incasella le persone in una categoria o gruppo attribuendo loro, individualmente, le caratteristiche negative preconfezionate ritenute tipiche di quella categoria o gruppo (“Tutti sanno che gli ebrei…”, “Gli ebrei sono tutti…”, ecc.).
Perché a quel particolare gruppo si attribuiscono le caratteristiche negative che il portatore di pregiudizi proietta su tutti i suoi componenti?
La risposta sta nell’esistenza degli stereotipi.
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