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giovedì 16 aprile 2020

500 anni e li dimostra. Quando la politica siciliana dipendeva dai baroni e sorse Kuntissa (5)

Premessa alla conoscenza della
vicenda feudale di Contessa E.

Non sappiamo se la nuova, imprevista, situazione sanitaria venutasi a creare a dimensione planetaria consentirà lo svolgimento di una sia pure semplice rievocazione dell’istituzione ufficiale della comunità arbereshe di Contessa Entellina, avvenuta cinquecento anni fa in pieno regime feudale.

Il Blog, per chi lo ha potuto seguire nel tempo, ha riportato -in via frammentaria ma abbastanza centrate e documentate- le condizioni socio-politiche e della Sicilia in generale e della Val di Mazzara specificatamente del XIV-XV secolo.  Di quell’epoca ambigua a cavallo fra la fine del Medio Evo e l’inizio dell’Evo Moderno, dove accanto alla presenza -nominale- di una Monarchia Aragonese nascevano forti, più che mai, signorie (i baroni) che gestivano il potere a loro uso e consumo avvalendosi di funzionari (professionali) ben qualificati. 
 L'enfiteusi sotto forma di locazione a
censo permetteva al ceto nobiliare ed ecclesiastico
quell'alienazione degli immobili loro non consentita
dal vigente diritto feudale.

In particolare, con tale sistema di concessioni
le Mensa Vescovili e le Baronie siciliane
 ritenevano non solo di aver enormemente
 accresciuto i propri introiti, ma anche di
 aver « nobilitato con tanti benefici e
riguardevoli possessioni i borghi dell'Isola
 chè, senza le concessioni, il territorio come a
Serradamo (Contessa Entellina)
sarebbe divenuto continuo bosco.

I baroni giustificavano quei contratti
rispetto alla Corte Regia asserendo di
avere ingrandito il Patrimonio reale
con tanti dazi posti sopra li frutti che
si producono dalle terre concesse 
Il che significa che quel 1520 non significò nulla o quasi per gli arbereshe: ebbero assegnati piccoli lotti di terreno in enfiteusi, ma se volevano campare e mantenere la famiglia dovevano lavorare sui feudi del barone, dei Cardona.

Per quanto riguarda i funzionari (e pure il clero) a individuarli e a sostenerli si occupava pure di essi il barone: serviva come condizione preliminare fedeltà, competenza e rigore.
Il potere baronale con quell'evento rimase tale e quale al periodo anteriore al 1520, anzi sotto più aspetti ne uscì rafforzato e dotato della copertura giuridica per esercitare il potere. La conduzione dei feudì ebbe infatti aspetti giuridici che giustificavano l’uso della forza pubblica e della “giustizia”; istituzioni entrambi legalizzate proprio in testa al barone.

Era quella un’epoca dove erano volutamente sfumati i rapporti giuridici fra i Signori del luogo (Cardona) e i sovrani lontani (in Spagna). Questi si servivano dei vice-re che essi stessi sceglievano tra i grandi feudatari del regno: piuttosto frequentemente l’incarico spettava -appunto- ai Cardona. 
Quello era inoltre un tempo di privatizzazione delle prerogative regie, statuali, pubbliche a beneficio dei potenti locali. Non mancano studiosi che proprio in quell'assetto istituzionale privatizzato individuano il germe che in seguito darà i natali alla Mafia.
In altri testi pubblicati sul Blog abbiamo asserito che la privatizzazione del potere pubblico era arrivato a tal punto che i Cardona (e prima di loro i Peralta) avevano istituito una propria zecca a Sciacca per coniare moneta.

Il censo  sui due feudi Serradamo e Contesse
aveva un ammontare significativo in quei primi
decenni del Cinquecento e diventerà via
via più lieve nel corso dei secoli.

Chi scrive ha netta memoria di
una zia che ancora nei primi anni della seconda
metà del Novecento
si lamentava perchè tenuta a pagare
il censo per un piccolo fondo in C.da Brignano
(feudo Contesse).

L'Enfiteusi sarà finalmente abolito su impegno
e attivismo politico negli anni settanta del
Novecento grazie all'iniziativa politica
promossa localmente e fra i partiti della
Sinistra da Francesco Di Martino.
L'ottica non era più il censo dovuto ai
successori dei Cardona, ormai divenuto
irrisorio per la svalutazione monetaria, bensì
quello ben più rilevante pagato per i feudi
Costiere e Badessa (ma questa è un'altra Storia)
Il taglio del nostro approccio al 500’ anniversario dell’istituzione ufficiale della comunità sarà quello descrittivo del/sul  mondo feudale, nessuna enfasi ma piuttosto constatazione storica che non furono gli arberëshe ad avere risolto i loro problemi di profughi arrivando fin qui, ma i feudatari dell’isola ad avere trovato la manodopera a buon mercato, in quel periodo in cui l'interno dell'isola era in gran parte disabitato.  
Altro punto che ci distingue da altri apprezzabili studiosi della nostra Storia è che taluni pongono l’accento sull’enfiteusi di due feudi prossimi all'abitato come evento da ricordare; dal nostro punto di vista invece il 500° anniversario è da celebrare perchè vengono istituite le istituzioni locali (con termini odierni diremmo) le strutture burocratiche identificative della comunità (il Comune), asservite comunque, come sopra anticipato al barone. 
I due feudi in enfiteusi assolsero in quel contesto storico al ruolo di lucciole per le allodole. Servivano per evitare che quegli esuli prima o dopo abbandonassero quel mondo di sfruttamento e subordinazione, in cerca di altre situazioni.

Sappiamo che non è questo il taglio che nel tempo è stato propinato da tanti nostri antenati; questo da noi tracciato è però il risultato degli studi storici più recenti, di cui daremo alcuni riferimenti.

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