Lasciate che Lazzaro se ne vada,
congedate il defunto dal nostro modo di pensare la morte,
per essere anche noi riconciliati con la vita e la risurrezione.
Il suo luogo (di Lazzaro) non è il sepolcro, ma il Figlio. Anche i morti sono del Signore, suoi discepoli, chiamati per nome.
Lazzaro è chiamato ad uscire dal sepolcro, come noi ad uscire dal ricordo di morte. Ciò che avviene a Lazzaro è segno di ciò che avviene in noi: tolta la pietra che ci separa da quelli che ci hanno preceduto, è ristabilita la comunione piena tra i fratelli. Tutti infatti, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con il Signore: viviamo per Dio, che è un Dio dei vivi e non dei morti. Questa prospettiva di una morte per la vita ci toglie dall'incubo di una vita per la morte, che rende insensata e disperata la nostra esistenza, incapace di gioire e di amare pienamente.
...
La morte infatti non è più morte: è come quella di Gesù, che "se ne va" verso il Padre della vita. In quel giorno apriremo definitivamente gli occhi e non lo vedremo più come in uno specchio, in maniera confusa, ma faccia a faccia. E saremo simili a lui, perchè lo vedremo come egli è. Sarà il giorno della nostra nascita, in cui verremo alla luce piena della nostra realtà di figli di Dio.
Silvano Fausti
-gesuita-
(1940-2015)
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Non conviene trinciare giudizi e nutrire dubbi sulle parole del Signore, ma occorre convincersi che ogni parola di Dio è vera e possibile, quantunque la nostra componente naturale recalcitri. Sì, perché qui entra in gioco la lotta della fede.
San Basilio di Cesarea
vescovo e teologo greco antico
(330-379)
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