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| Le principali motivazioni migratorie dal Meridione sono legate a fattori economici, come la povertà, la disoccupazione e la mancanza di opportunità di lavoro, che storicamente hanno spinto le persone a cercare migliori condizioni di vita nel Centro-Nord e all’estero. In particolare, dagli anni ‘60, il Sud ha visto un aumento delle partenze a causa del persistente divario territoriale e delle diseguaglianze. |
Chi va via da Contessa Entellina
per ragioni di lavoro non pensa di tornare,
nemmeno da pensionato
Con frequenza mi capita di osservare una foto da ragazzino di sei anni, frequentavo la prima elementare, e col maestro Pasqualino l’intera classe è stata in essa immortalata. Chi stava seduto sui gradini esterni che danno accesso all’Edificio scolastico di allora e chi stava in piedi, eravamo, in una classe, solamente maschile, in cinquantacinque.
Ogni volta che la foto mi capita fra le mani provo a contare quanti di quei cinquantacinque ragazzini di allora viviamo, o comunque ci facciamo vedere in giro per le vie della nostra Contessa Entellina.
Di quegli alunni di prima elementare maschile del maestro Pasqualino, nel 2025, vivono a Contessa Entellina solamente tre persone, compreso chi scrive queste righe. Alcuni sono deceduti ma la stragrande maggioranza di essi è emigrata, chi in Australia, chi nel Nord Italia, chi in Svizzera e Germania e pochi altri a Palermo e in comuni limitrofi.
E’ capitato di chiedere a qualcuno venuto in visita a Contessa E., presso parenti, se avesse nostalgia del paese natio. La risposta, più o meno risoluta, è sempre stata: “NO. Qui non c’è nulla, non c’è niente da fare nemmeno per noi pensionati”.
Perché mai in questa fase storica l’entroterra siciliano si è svuotato di tanti suoi figli, di tante forze ed energie umane? Perché anche in età di pensionamento nessuno di loro mette in conto di tornare nel paese natio, o in quello dove ha trascorso i primi anni di crescita e formazione? A rispondere dovrebbe, deve, essere la Politica. Purtroppo tanti di noi non notiamo, o non intendiamo, il corretto ruolo o addirittura la presenza della “Politica” sui temi prettamente sociali. Immaginiamo che il tema dell’emigrazione, del disagio sociale dell’entroterra siciliano competa a quelli di Roma o di Bruxelles senza che noi possiamo e dobbiamo fare nulla. Riteniamo che organizzando una festa, magari quella dell’8 settembre abbiamo assolto a tutti i nostri doveri, sia di natura socio-politici che culturali-religiosi. Ed invece no! Assolutamente no!
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P.S. - Sul ruolo della politica in generale e di quella territoriale avremo modo di intrattenerci ulteriormente e ci auguriamo ricorrentemente sul blog.

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