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Ebraismo e Cristianesimo sono
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Ebraismo e Cristianesimo. Su un testo e’ capitato leggere che la chiesa (il cristianesimo) nasce come setta apocalittica giudaica (finalizzata a spiegare realtà e finalità dell’umanità in senso religioso).
Da quell’approccio iniziale sono trascorsi ventuno secoli e il Cristianesimo dei nostri giorni e’, sembra, molto lontano da quegli approcci. Oggi l’idea che abbiamo del Cristianesimo e’ quella che esso sorge nell'età apostolica, ed esso costituisca il modello di riferimento.
Ci piace riprendere alcuni concetti base della religiosità che ai nostri giorni professiamo in quanto “cristiani”. Che la fede cristiana abbia uno sfondo ebraico è ovvio. Gesù era un ebreo del I’ secolo ed era impregnato della cultura del suo tempo. Ebrei erano tutti i suoi discepoli e questi si sparsero nel mondo di allora per annunciare la via della salvezza attenendosi a quanto aveva predicato il Messia Gesù. C’è un brano del Vangelo di Matteo (10, 5-6) in cui Gesù ammonisce i suoi a non andare nei territori samaritani, ma di limitarsi a predicare alle pecore smarrite della casa d’Israele. Il Gesù che emerge in più tratti dei Vangeli si concepisce come compimento delle antiche promesse: “Non pensate che io sia venuto per abolire la Legge o i Profeti…. “. Tanti altri tratti dei Vangeli confermano l’insistenza del quadro ebraico della missione. Persino San Paolo nella Lettera ai romani sosterrà che i romani (=i pagani) che si convertiranno saranno come rami di ulivo selvatico innescati nel buon tronco d’Israele. E’ dato leggere: Non sei tu che porti la radice -dice al cristiano non ebreo- ma e’ la radice che porta te..
Pare di cogliere qualcosa di unico che l’ebraismo abbia in sé. E questo aspetto alimenta la convinzione ebraica di essere il popolo eletto dell’unico e vero Dio. Esso ha ricevuto la “rivelazione” biblica che a nessun altro popolo è stata data.
La Riflessione
di Piero Coda (Presidente Associazione Teologica Italiana
Se non continuassimo ad interrogarci su Dio, quella realtà che interpella la realtà umana, la personalità nostra ne uscirebbe tarpata nelle sue espressioni, nel suo destino.

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