=. =. = La voglia di affermarsi delle donne. Un grafico, tratto dall’ultimo rapporto di AlmaLaurea mostra che ogni anno ormai sei laureati ogni dieci sono donne. Se si guarda solo alle lauree magistrali, quelle di livello superiore, il dato sale a sette ogni dieci (in aumento dal 65% da cinque anni fa). In realtà il sorpasso fra sessi nella distribuzione dei diplomi di studi superiori risale più o meno a trentacinque anni fa e da almeno una quindicina sistematicamente sei lauree su dieci sono ogni anno raggiunte dalle studentesse.
=. =. = La struttura del Paese Italia sta cambiando. Le donne stanno uscendo dalle discipline di studi verso le quali si erano indirizzate nei primi decenni della loro emancipazione educativa di massa. Non dominano più solo le discipline umanistiche, giuridiche o magari sanitarie e farmaceutiche. L’anno scorso hanno superato gli uomini per quantità di lauree di indirizzo economico, sono arrivate praticamente alla pari nell’ambito di ingegneria civile e architettura, mentre in campo scientifico (dove erano nettamente in minoranza) ormai rappresentano sei diplomi di laurea su dieci. Anche nelle tecnologie dell’informazione e comunicazione, dove sono nettamente in minoranza, il loro numero ha iniziato a crescere.
=. =. = La dimensione economica di questa nuova realtà educativa è, se possibile, ancora più complicata. In apparenza l’Italia per questo risulta fra le più avanzate nel gruppo delle democrazie mature dell’Ocse, con un divario di paga a parità di funzioni di appena il 4% a favore degli uomini rispetto alle donne. È uno scarto minore di quello che si registra in Danimarca e ancora di più lo è rispetto a Germania, Finlandia o Gran Bretagna.
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