di migranti?
Viviamo una stagione della vita, in Italia e pure nel resto del mondo, difficile. Più paesi, sopratutto le grandi potenze affrontano i seri problemi dell’umanità con superficialità e con strafottenza. La Russia di Putin invade un paese straniero e indipendente come se fosse cosa normale; gli Usa di Trump decidono dazi del 100% sulle importazioni e dopo una settimana li modificano secondo gusti e sensazioni non di un Parlamento espressivo di un paese come gli USA, ma di un personaggio con ruolo di Presidente.
Sul blog stiamo provando ad affrontare un problema serio come e’ quello delle migrazioni di genti da un luogo ad un’altro del pianeta, e più specificatamente di contessioti in più direzioni del globo. Tutti vorremmo frenare le migrazioni forzate di tanti giovani (e non giovani) costretti per motivi di lavoro, e di disaggi umani, dal lasciare i luoghi nativi: decine di migliaia e frequentemente centinaia di migliaia di persone ogni anno, non solo i cosiddetti “cervelli in fuga” ma anche persone umili intenzionate a sottrarsi (sfuggire) ai disaggi del vivere e cercare fortuna.
Sul blog non pretendiamo di raccontare dei milioni di italiani (o delle migliaia di contessioti) che si sono allontanati dalle loro radici umane e culturali (da emigrati, a cominciare da 150 anni fa da Contessa E. per New Orleans) o di frenare l’ancora attuale emorragia di nostri ragazzi dalla Sicilia che cercano altrove le risposte dalle difficoltà incontrate in Sicilia, e magari più specificatamente dalla carenza progettuale a cui assistiamo a Contessa Entellina nel campo socio-economico.
Sul blog, su sollecitazione di Mimmo Clesi, il traguardo proposto su questa specifica pagina è più semplicemente quello di offrire il quadro di un fenomeno che ha segnato, e purtroppo continua a segnare, la storia di noi meridionali, di noi contessioti, molto di più di quanto forse non si creda e che verosimilmente i politici, di ogni livello, da quello locale a quello nazionale, conoscono poco o affatto, se e’ vero che l’intero Meridione ancora nel terzo millennio non riesce a decollare sul piano sociale ed economico.

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