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mercoledì 12 novembre 2025

12 Novembre,

   Sintesi di un lungo articolo ripreso da IL SOLE 24 ORE

  L’inchiesta della Procura di Palermo, che ha portato all’arresto del sicilianissimo Totò’ Cuffaro per corruzione e turbativa d’asta, ha evidenziato che nonostante per anni abbia pubblicamente ripetuto il contrario, Totò Cuffaro mirava di ricandidarsi alla presidenza della Regione. 

   I magistrati evidenziano che Cuffaro a volte usava i telefonini della moglie e quello di un altro collaboratore. Era parecchio attento nelle comunicazioni con collaboratori e non. Per tutelarsi dalle mosse degli inquirenti Cuffaro avrebbe stretto rapporti con un colonnello dell’Arma, e un ex poliziotto, pronti a rivelargli notizie riservate su inchieste in corso.

  Nell’inchiesta è spuntato anche il Ponte sullo Stretto. Gli accertamenti ovviamente sono pieni di omissis dedicati agli interessi suscitati dall’opera. L’indagine sull’ex Presidente regionale comunque verte principalmente sulla sanità.  Sua preoccupazione erano i vertici delle aziende sanitarie e la loro meticolosa spartizione. «Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa» diceva Cuffaro, non sapendo di essere intercettato dalla Procura di Palermo. Parole che, secondo i pm, dimostrano «l’influenza e l’ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale».

 Per i magistrati le ragioni di tanto interesse «sono di immediata intuizione e vanno ravvisate nell’enorme quantità di risorse economiche, e non solo, che circolano in questo settore, sulla cui regolamentazione, gestione e normazione, peraltro, la competenza è regionale». Secondo le indagini suo obiettivo era di accaparrarsi un terzo delle posizioni di vertice delle Asp siciliane nello specifico, quelle di Palermo, Enna e Siracusa. Mettere al posto giusto gli uomini ’giusti’ avrebbe consentito, secondo chi indaga, all’ex governatore di condizionare appalti, truccare concorsi, il tutto per consolidare il suo potere.


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