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sabato 22 novembre 2025

Riflessioni sulla “Questione Meridionale” (1)

Riflessione sull’entroterra siciliano

La risposta che con immediatezza ha fornito Pino, un contessioto, alla domanda: Perché’ non si sanno spendere produttivamente i soldi pubblici? e’ stata:  Perché ai posti dei politici siedono i politicanti.

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 La «questione meridionale» è un’espressione che risale al 1873 ed anche se oggi ci sono i fondi europei e quelli del Pnrr, e arrivano soldi che  faticano a tradursi in investimenti e servizi, quei fondi frequentemente rischiano di restare inutilizzati e di tornare da dove sono venuti.

 Dal confronto tra esperti di vari settori (economia, cultura, formazione, storia) emerge sui media e sopratutto in tv che, con frequenza nella nostra Sicilia e in parte nel Meridione nel suo complesso, le ombre dominano sulle luci, e anche ciò che in un primo momento  appare luminoso, come il turismo, nasconde rischi che a lungo andare potrebbe far scoprire al Sud un rovescio della medaglia capace di creare danni in quantità almeno pari ai benefici dei quali molti ora stanno godendo e molti altri aspirano a godere. E non si tratta solamente dei fenomeni alla cuffariana.

  Da noi, nel Meridione ci sono:

1) le periferie, le aree di provincia povere in regioni come la Sicilia,  dove nessuno — o quasi — è ricco nel senso che possieda risorse e sopratutto capacita e cultura imprenditoriale. E quei pochi che le possiedono al completamento del ciclo di studi emigrano e difficilmente immaginano di dover tornare.

2)  il quadro demografico, i flussi migratori, l’occupazione, i redditi, il Pil pro capite parlano da soli. Se fino al secolo scorso, diciamo fino al 1980, la forbice era molto ristretta grazie a un meridionalismo serio e a politiche di sostegno vero ad agricoltura, industria e scuola; oggi il divario è sensibilmente cresciuto. 

3) il divario (lo segnala l’Istat) si è allargato tantissimo nel decennio 2013-2023 e la crisi demografica che sta riducendo ai minimi termini la nostra Contessa Entellina continuerà a penalizzare via via sempre di più l’intero Sud.  Gli studi dicono che da qui al 2050 in Italia ci saranno 4 milioni e 500 mila abitanti in meno, e l’82 per cento, cioè circa 3 milioni e 600 mila persone, mancheranno al Sud, dove la popolazione sarà composta prevalentemente da ragazzi al di sotto dei 15 anni e da adulti ultra sessantenni e sessantacinquenni. 

(Segue)

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(Su queste tematiche socio-economiche contiamo via via di caratterizzare più ampiamente il blog)

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