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giovedì 20 novembre 2025

Procediamo per flash …la Storia della Sicilia (4)

Federico II
E’ a lui che viene
attribuita la distruzione
della città di Entella.
Su questa vicenda 
avremo tempo e
modo per trattarne
sul blog.





Capire la Sicilia

I giornali di questi giorni trattano di noi siciliani; affrontano l’analisi su di noi come se fossimo tutti inquadrati entro schemi predefiniti. Schemi che inquadrano più che altro tanti nostri rappresentanti politici e non, e in prevalenza il  “cuffarismo” riemerso all’antica maniera di tangentopoli. Come se il protrarsi, a decenni di distanza, della nota e diffusa  “tangentopoli” riguardi la sola nostra regione. La tangentopoli, che con metodiche le più varie, lo sostengono tantissimi giornalisti e personaggi autorevoli, in Italia non è mai venuta meno, a cominciare dai piccoli centri di periferia alle realtà politiche dei faccendieri di professione.

Chi sono i siciliani ? Per l’inglese Denis Mack Smith parrebbero essere antropofagi (cannibali) fino all’Ottocento. Per Leonardo Sciascia l’intera classe dirigente darebbe a pensare ad una “accozzaglia di sciacalli” quanto meno fino alla prima repubblica (Corda Pazza), per Gesualdo Bufalino o per Michele Pantaleone  gli abitanti della Sicilia sarebbero dei mafiosi. Giuseppe  Tomasi di Lampedusa ha lasciato scritto che “i siciliani amano solamente il sonno”. Questi giudizi sono prevalentemente ripresi da un libro di Santi Correnti (storico e latinista siciliano), che però addrizza il giudizio riportando un brano dell’archeologo Amedeo Maiuri (su Arte e civiltà nell’Italia antica) ove si legge che l’Isola nell’antichità era considerata “l’America del mondo antico” per la ricchezza, la fertilità e la tranquillità politica. Segno ovvio -questo giudizio- che ancora ai giorni di Maiuri non era comparso sulla scena politica USA il Donald Trump.

C’è chi per evocare lo spirito attivo e critico dei siciliani arriva ad evocare Archimede le cui scoperte fisico-matematiche sono racchiuse sopratutto nell’avere inventato, in matematica, l’uso della “pi greca” ed altri accorgimenti rispetto a quanto aveva contribuito Euclide.

(Segue)


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