Non abbiamo finora affrontato organicamente come gli arbëreshe arrivati nei territori dei Peralta-Cardona lavorassero, a quali condizioni valorizzassero -da sudditi del barone- sui feudi le loro attitudini, anche se in linea generale parecchie pagine del Blog ne trattano.
In questa fase di impegno culturale del Blog che si protrarrà per un mese ci interessa invece capire cosa accadeva nel mondo dei contadini albanesi, greci e slavi rimasti nei Balcani sotto il dominio turco.
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I Balcani (2)
Gli studiosi attestano e riconoscono che in linea generale l'assetto giuridico-economico della realtà "contadina" in tutta la penisola balcanica col sopraggiungere degli ottomani e l'eclissarsi delle precedenti istituzioni bizantine non subì gravi e sostanziali cambiamenti, ad eccezione del regime dei mïrï (i vasti patrimoni statali delle terre agricole).
Dipinto sulla caduta di Costantinopoli |
Il regime dei mïrï (vasti patrimoni statali agricoli) fu, con gradualità, sostituito, con la tassazione permanente in capo ai gestori privati dei poderi. La conseguenza è stata da un lato il passaggio dalle terra "statali" a un sistema "neo feudatari" e dall'altro nell'entrata di vasti poderi sul mercato della compra-vendita.
Cosa significa? che nell'Impero Romano d'Oriente vasti patrimoni terrieri erano dello Stato e venivano dati in piccoli poderi ai contadini che in cambio pagavano poca cosa ma erano tenuti a trasformarsi in militari ogni volta che le esigenze pubbliche lo esigessero. Il sistema era vigente pure in Sicilia prima che arrivassero gli arabi e sostanzialmente rimase tale anche con gli arabi per poi, con i normanni, trasformarsi in feudalesimo.
I contadini, sotto il regime dell'Impero Costantinopolitano che mai -quindi- adottò il feudalesimo, erano tenuto conto dei tempi in più sensi dei privileggiati. Pagavano il tapu per il privilegio di coltivare e gestire le terre mïrï statali a loro assegnate; privilegiati lo erano rispetto agli operai a giornata sia della campagna che delle città. Dove invece il sistema "romano orientale" non era mai stato introdotto o dove ci si adoperò -come in Sicilia con i Normanni- per estinguerlo, in quelle aree sorse il banditismo cagionato dalle evidenti ragioni sociali.
A noi piace soffermarci su questo aspetto perchè, nella venuta dei contadini arbëreshe in Sicilia cogliamo molte contraddizioni rispetto al mondo contadino nei Balcani, che sostanzialmente avrebbe dovuto essere favorevole ai contadini, al contrario del sistema profondamente feudale vigente in Sicilia. Finchè gli ottomani non modificarono il sistema e si mantennero nella continuità "romano orientale" le popolazioni vissero in condizioni di relativa prosperità e nei campi dei Balcani si ebbero colture intensive (mais, cotone, tabacco ,,,) che venivano vendute ai mercanti veneziani o nei periodici e vivaci mercati del Peloponnese.
Il nazionalismo anti-ottomano in tutti i paesi balcanici germogliò nell'Ottocento nelle campagne. |
Era -quindi- quello il periodo in cui i contadini, in via di fatto, erano diventati gestori delle antiche terre statali romano-orientali senza, peraltro, avere più l'obbligo del servizio militare nei casi di necessità, e sarà da questi gruppi sociali, di origine contadina, che ai primi dell'Ottocento nasceranno in tutti i paesi balcanici generazioni di orgogliosi nazionalisti che mal tollereranno la presenza turca nei Balcani.
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