ABBAZIA cosa intendiamo.
A) Storia
Comunità di religiosi (monaci oppure di canonici regolari) governata da un abate (dall'aramaico abbà, padre), e, per estensione, complesso di edifici che la ospitano con annesse le relative proprietà. Caratteristica loro è che sono autonome (sui iuris), possiedono cioè personalità giuridica.
Le abbazie si svilupparono modificando precedenti strutture di vita economica, a partire dal IV secolo, per impulso di Pancomio in Oriente e di Benedetto da Norcia in Occidente.
Ebbero il massimo della diffusione e rilevanza sociale ed economica nel XIII secolo. Seguirono secoli di crisi nel periodo della Riforma protestante, di ripresa nel XVII secolo e poi nuovamente di profonde crisi durante il dispotismo illuministico (secolo XVIII) . Attualmente le più numerose sono quelle benedettine, oltre 150 con alcune migliaia di monaci.
In linea molto generale esse nascono attorno ad un vasto recinto ove insiste una chiesa e poi a fianco vi insistono dei chiostri, dormitoi, sala capitolare, biblioteca, refettorio, fabbricati per i servizi, magazzini, officine, laboratori, abitazioni dell'abate, infermeria, foresteria.
Più o meno, quella sopra trattegiata fu l'architettura di Santa Maria del Bosco che possiede le linee generali di tutte le abbazie benedettine. Dovremo in seguito evidenziare le differenze (di ruolo) fra Abbazia benedettina e Abbazia basiliana.
Dio di Isacco ....
Non Dio dei Sapienti e dei Filosofi.
B) Riflessione (Pascal)
La riflessione sopra sinteticamente richiamata, per quanto abbiamo potuto intendere è attribuita a Pascal (matematico, fisico, filosofo e teologo francese) nel tentativo di quello studioso di descrivere la sua conversione, nell'incontro col "Dio vivente" che egli sostiene di comprendere in maniera completamente differente da come lo intendono i filosofi ed i sapienti in generale. A costoro mancherebbe -secondo Pascal- la partecipazione, il gusto dell'incontro.
Pascal in un suo Memoriale scrive che in una notte (di insonnia e di riflessione) intravide la luce di tutta la sua vita. Si trattò di un incontro col Dio vivente, quello di cui i testi biblici parlano di Abramo, Isacco, Giacobbe e poi Mosè. In pratica non un Dio che sta in qualche posto specifico dell'Universo ma il Dio di uomini, che manifesta se stesso all'esperienza, nell'esperienza che ne fanno gli uomini viventi. Un Dio quindi che si rivela nell'esperienza che ciascun uomo, chiunque, riesce (se vuole) a cogliere nei segni dell'esperienza che vive. L'esperienza più nitida si ha, per i cristiani, quando Dio si rivela, in quella che fu l'umanità di Gesù.
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