Su tutti i media si scrive e si annunciano mobilitazioni contro il nuovo, recente, Dpcm con cui si bloccano alcune, tante branche produttive e culturali del paese.
Protesta ci sarà ancora nel pomeriggio di oggi nel capoluogo siciliano con appuntamento alle 18, ai Quattro Canti con un corteo che arriverà fino a piazza Indipendenza, a palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione.
Nei giorni scorsi, manifestazioni di protesta sono state organizzate contro il governo nazionale per la chiusura dei locali alle 18 in molte località siciliane da parte di esercenti, piccoli imprenditori, ristoratori, baristi, titolari di pub.
A Palermo hanno protestato in questi giorni pure i rappresentanti del mondo sportivo con lo slogan: «Non fermate lo sport».
La gente, indipendentemente dalla categoria di appartenenza, chiede di poter lavorare ovviamente con misure di sicurezza vere e fatte rispettare dalle forze dell'ordine, perchè sa bene che non tutti coloro che chiuderanno le attività adesso domani potranno riaprire. Chi oggi è in cassa integrazioni non è detto che domani andrà ad occupare il posto di lavoro lasciato mesi prima. Il timore è infatti che il governo, questo governo semi-populista, non sarà in grado di salvare dalla crisi da pandemia il sistema economico e che da una lunga chiusura non potrà che uscirne collassato il sistema lavorativo. Le manifestazioni di questi giorni sanno di sfiducia, anche se c'è, sicuramente, chi soffia sul fuoco della protesta per alimentare il peggio.
La sfiducia dei piccoli produttori ha basi solide, purtroppo. Sono trascorsi tutti i mesi estivi con i tg che ci annunciavano che il governo stava preparando tutte le misure per fronteggiare l'ondata autunnale del virus in condizioni di sicurezza; i tg ci mostravano quasi giornalmente la ministra Azzolina che ci spiegava che sperndendo un poco di miliardi per sostituire i banchi delle scuole avremmo garantito continuità all'istruzione scolastica. Adesso abbiamo visto che quei soldi non sono serviti a nulla o comunque non hanno messo al riparo il sistema formativo del Paese.
Nostra sensazione è che il governo non ha al suo interno un piano condiviso per fronteggiare al meglio la situazione. Non è solamente l'impreparazione dei populisti a preoccupare; c'è pure la divisione fra i partiti (Italia Viva) minori e quelli maggiori che è molto palese in quanto il fine non è uscire dal pantano ma cercare visibilità sui media; ci sono punti di vista differenziati persino all'interno dello stesso Pd.
Manca la consapevolezza che se il paese dovesse uscire dall'epidemia col collasso dell'apparato produttivo, i guai maggiori e le preoccupazini ulteriori, e sicuramente più gravi, li porterà la successiva gravissima disoccupazione.
Servono politici alla guida del Paese. E' finito il tempo dei ragazzini di Grillo.
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