5 Ottobre 1820
Le forze rivoluzionarie siciliane capitolano e accettano la resa a onorevoli condizioni offerta dal generale Florestano Pepe. I forti militari saranno consegnati all'esercito napoletano, che dovrà acquartierarsi fuori della città di Palermo; sarà concessa una amnistia generale e un Parlamento siciliano deciderà sulla questione dell'indipendenza. Truppe napoletane, precedute dal Principe di Paternò entrano in Palermo e occupano il Castello a mare. Anche la popolazione cessa la rivolta.
La Rivoluzione Siciliana
Il generale Florestano Pepe. Represse la rivoluzione separatista siciliana. |
La giunta provvisoria di governo di Palermo, composta da nove esponenti della nobiltà e nove della borghesia, fu costretta ad accettare le richieste delle corporazioni: indipendenza della Sicilia, Costituzione spagnola, abolizione del servizio di leva obbligatorio, potere di veto da parte delle maestranze su tutti gli atti della Giunta, riduzione delle tasse, difesa dei privilegi corporativi.
Solo Agrigento, fra le città siciliane, si unì tuttavia alle rivendicazioni palermitane e una vera guerra civile si scatenò nell'isola quando bande armate attaccarono e saccheggiarono Caltanissetta, rimasta fedele a Napoli. I moderati e i democratici napoletani, convinti che la rivolta nascesse da un complotto dei baroni di Palermo, furono questa volta uniti nella volontà di reprimere la sommossa siciliana. La dura repressione, condotta dal generale Florestano Pepe, segnò non solo un profondo indebolimento della rivoluzione costituzionalista nel suo complesso, ma contribuì non poco al rafforzamento dello spirito separatista nella Sicilia occidentale.
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