Domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 dalle ore 7 alle 15 i seggi rimarranno aperti.
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| Votando Si si intende ridurre la precarietà che ai nostri giorni caratterizza il lavoro dei nostri figli |
Il quesito riguarda ancora il Jobs Act del 2015, ma in questo caso tratta i contratti a tempo determinato, modificati poi dal governo Conte e successivamente dall'attuale governo Meloni con il decreto del Lavoro. Si propone di reintrodurre l’obbligo di indicare il motivo per cui si intende utilizzare tale contratto e non uno più lungo, anche per i contratti di lavoro inferiori a 12 mesi, per garantire una maggiore tutela ai lavoratori precari.
La Cgil ricorrendo al Referendum sta chiedendo l’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine per ridurre la piaga del precariato. In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Si punta a rendere il lavoro più stabile ripristinando l’obbligo di esplicitare sul contratto le causali per il ricorso al tempo determinato.
Se vince il no o manca il quorum il testo legislativo resta immutato.
Le ragioni del sì auspicate dalla CGIL: ai nostri giorni lavorano con contratto a termine il 15% dei lavoratori, riguardato 3,7 milioni di persone e in alcune attività, dai servizi fino all’università, costituiscono i contratti prevalenti. Del resto, c’è una generazione di giovani e giovanissimi che con questo modello passa da un contratto a termine a un contratto di somministrazione, da uno stage a un contratto di collaborazione. In una condizione di precarietà non solo sostanziale, ma anche esistenziale in una spirale perversa. Non possiamo girarci da un’altra parte, dicono in CGIL, rispetto a tutto ciò, lo dobbiamo soprattutto a loro, alle generazioni più giovani e a chi entrerà nel mercato del lavoro nei prossimi anni. Si vuole che il contratto a tempo determinato rappresenti un’eccezione e non la regola.


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