Il processo di consolidamento e rafforzamento del
fattore “lavoro” nella realtà sociale ed economica.
Invitiamo i lettori a recuperare sul blog le precedenti pagine (1), (2), (3), (4), (5), (6) sotto il titolo di Mondo del Lavoro. Dal Sindacato alla busta paga , …..
Nostro proposito, per il prossimo futuro, sarà di cogliere senso e significato del vivere attraverso il fattore che gli economisti denominano “lavoro”. Per tanta gente, non per tutti, esso costituisce un fattore di crescita dell’umanità, non per nulla è fattore portante della scienza economica insegnata in tutte le università del mondo; del mondo ad economia capitalistica come del mondo anti-capitalistico.
In Italia, non sempre i governanti hanno attribuito rilevanza e significato appropriato al fattore lavoro; e ciò e’ capitato dall’Unita’ del Paese (1860) fino a tempi più vicini alla attuale generazione di concittadini. Per coinvolgere più sentitamente i nostri lettori sulla rilevanza di ciò che intendiamo perseguire, in una precedente pagina abbiamo ricordato un antica canzone di Adriano Celentano circa una sua lettura-interpretazione del termine “lavoro”; su questa pagina, invece, ci piace rievocare un film di Luchino Visconti: Rocco e i suoi fratelli . I volti bianchi e sporchi di nero di Alan Delon, Renato Salvatori e Annie Girardot rappresentano in quel film-rappresentazione la grande visione ideale dell’aspirazione del Paese (l’Italia) che insegue un lavoro, un lavoro qualunque, e con esso un futuro migliore. Erano quegli gli anni di fine cinquanta/inizio sessanta del Novecento, proprio il tempo in cui la corriera delle 5,30 del mattino della ditta Stassi, partiva stracarica di contessioti e Minicu (Salamone) stracaricava il tetto esterno della corriera per Palermo con valigie di cartone rilegate più volte con spago, “rumanedru”.
Un decennio, due decenni ancora dopo, compreso il gennaio ‘68, l’anno del terremoto nella Valle del Belice”, la migrazione di massa (60-70 lavoratori al giorno, in gran parte contadini che quando era andata loro bene avevano frequentato la prima o la seconda elementare) a Contessa non si era fermata. Quelli, va precisato, non erano viaggi, partenze, della disperazione come qualcuno sui giornali li identificava, semmai erano viaggi della speranza: tutte quelle persone, quelle figure impresse nei ricordi dei ragazzini di 10-12 anni che restavano qui, a Contessa, erano fiduciose di riuscire a beneficiare, se non se stessi, almeno i propri figli garantendo loro un futuro migliore. Erano, quei viaggiatori che affollavano i bus della ditta Stassi, tutti italiani, tutti contessioti che partivano alla volta della Svizzera o della Germania.
Ancora oggi, 2025, viviamo in un tempo in cui non mancano tensioni sociali e miserie, eppure tanti arrivisti sociali, che non sanno cosa sia la memoria storica, disprezzano e osteggiano chi e’ rimasto indietro nel processo di crescita della società. Osteggiano gli immigrati.
Oggi verosimilmente noi che resistiamo a vivere nelle aree interne della Sicilia non siamo in condizioni di miseria e chi più e chi meno riesce ad affrontare la vita sociale, e però il lavoro nelle nostre aree (nel Meridione, nelle aree interne in particolare) lo si conosce, e purtroppo ampiamente, con contratti a tempo determinato, atipici, intermittenti, non regolari e carenti di normativa contributiva.
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NOTA: Il mondo del lavoro lo fotograferemo sotto ogni profilo, da quello manuale a quello intellettuale. Questo nostro contributo storico-culturale, e nel contempo pure dottrinario, lo intendiamo dedicare alla ri-attivazione della Camera del Lavoro locale, di Contessa Entellina, sita in via Cucci 11, e dedicata al concittadino Francesco Di Martino che il lavoro ed il riscatto sociale territoriale li perseguì con massima energia ed impegno lungo tutta la sua vita. E con ampi risultati.

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