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sabato 7 giugno 2025

Giovanni Brusca libero

 I giornali: il prezzo da pagare per ottenere la verità sulle mafie

Maria Falcone: Amarezza, ma quella legge l’ha voluta Giovanni.

Giovanni Brusca, il capomafia che azionò il telecomando nella strage di Capaci uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta, che diede l’ordine di sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo, è un uomo libero.
Giovanni Brusca è in libertà secondo la legge. È doloroso, ma ci si deve rendere conto che lo Stato, e gli Stati in generale, non solo l’Italia, sono estremamente fragili di fronte al crimine organizzato. Senza collaboratori, non si otterrebbe alcun risultato.
La collaborazione di giustizia di Giovanni Brusca ha rivelato chiaramente l’evoluzione interna di Cosa nostra. Sebbene sia evidente che nessun collaboratore riveli mai tutto ciò che sa, mantenendo sempre riservata una parte delle proprie informazioni (soprattutto sui capitali), l’apporto di Brusca è stato fondamentale.
E’ ovvio che a tanta gente, a tanti italiani, la libertà di Brusca risulta disgustosa, anche perché la logica premiale tende a favorire i grandi capi criminali. Questa logica non premia l’affiliato di basso rango. Chi commette reati senza minacciare lo stato di cose sconterà l’intera pena, al massimo ottenendo un patteggiamento per alcuni reati. Al contrario, chi commette reati gravissimi può sedere al tavolo della negoziazione.

L’analisi di Roberto Saviano sul Corriere della Sera: Nessuno saprà mai se Brusca si sia mai pentito moralmente di ciò che ha fatto, poiché non si può entrare nell’animo di una persona. Dai comportamenti, si evince che chi nasce «uomo d’onore» muore tale. Brusca è diventato collaboratore di giustizia per paura di morire. Dopo il pentimento di Balduccio Di Maggio, lui divenne capo del mandamento di San Giuseppe Jato ma la scelta stragista del gruppo non avrebbe permesso a Brusca di sopravvivere agli occhi di Riina che lo considerava «debole», sarebbe stato sicuramente meglio pensarlo sotto terra. Brusca il carcere d’onore, ossia disciplinato e in silenzio, non lo avrebbe fatto. Sapendolo ha scelto la collaborazione (non è stato l’unico motivo ovviamente) ed è stato gestito dai pm sapientemente in questi anni per ottenere elementi di conoscenza altrimenti irraggiungibili. La sua libertà è dolorosa ma mostra anche che è il prezzo da pagare per ottenere la verità e se consideriamo questa prospettiva, la libertà di Brusca è la prova che le mafie non sono imbattibili e che la strade è ancora lunga, lunghissima.

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