Chi scrive note su questo blog e’ figlio (oltre che nipote, pronipote di tante generazioni) di mugnai. Tanti anni fa, ha pure assolto, per breve tempo il ruolo di supplente-mugnaio in brevi circostanze e situazioni di necessità. Nei ricordi su quel mestiere esiste una celebre frase che nell’essenza intenderebbe fronteggiare le ingiustizie umane di vario tipo, e che e’ valida peraltro in ogni parte del pianeta, quanto meno in quella parte più civile. Recita: ci sarà pure un giudice a Berlino. L’avrebbe pronunciata un mugnaio prussiano quando, più di un paio di secoli fa, in una controversia col barone della sua terra, era stato trascinato ingiustamente davanti ad un tribunale ed esprimeva, con quella frase, fiducia nelle regole della legge.
Di questa narrazione ci siamo ricordati leggendo due sentenze a favore di due immigrati che si erano rivolti a due tribunali italiani differenti per avere riconosciuta uno l’indennità di accompagnamento per un figlio disabile, l’altro perché gli era stata negata la pensione d’invalidità, pur non essendo più in condizione di continuare a svolgere lavoro. Entrambi erano da tempo in Italia ma non disponevano della documentazioni pregressa, precedente all’arrivo nel nostro Paese, e pero’ richiesta come pre-condizione dall’Inps. I giudici costituzionali accolsero i loro ricorsi perché le pretese della legislazione italiana avanzate dall’Inps erano discriminatorie, carenti di solidarietà e in violazione del diritto universale alla salute affermati per l’appunto dalla nostra Costituzione (quella che in tanti riteniamo sia la più bella del mondo).
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Di volta in volta riporteremo idee e modi …. ….
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NELL’ESPRIMERE GIUDIZI AFFIDIAMOCI SEMPRE ALLO SPIRITO DELLA COSTITUZIONE, ESSA È PERMEATA DI SOLIDARIETÀ E DI UMANITÀ.
In presenza di situazioni umanitarie e di gente italiana che sente l’animo di accusare che gli immigrati ci sottraggono diritti ed opportunità a cui non avrebbero diritto, bisogna sempre affermare, magari affrontando sentimenti di angoscia, che quei compatrioti sbagliano perché gli immigrati in posizione regolare lavorano e pagano imposte, tasse e contributi nella stessa misura che li paghiamo noi, e contribuiscono al benessere nazionale nella stessa misura in cui lo sosteniamo noi che qui siamo nati.

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