e di lettura dei nostri giorni
Ricordi d’altri tempi. Sarà un difetto di chi comincia a portare addosso parecchie decine di anni di età. Costoro, di cui verosimilmente fa parte chi scrive queste righe, nei contesti di vita che affrontano nell’arco della giornata, pur senza ne’ volerlo né accorgersene, sono portati a confrontare i fatti, le vicende correnti della società civile con quella del passato.
Fra i confronti che spuntano, per chi vive in realtà disabitate come e’ purtroppo divenuta Contessa Entellina dei nostri giorni, c’è che camminare per le vie, le piazze, le villette, gli spazi non si imbatte in nessun’anima viva. Raramente dinnanzi ai tre bar del paese si imbatte in due/tre individui che dibattono e che riferiscono sullo stato dei loro lavoretti in campagna o dell’aumento di quattro euro riscontrato nella mensilità pensionistica che appena poco prima era stata loro accreditata.
Cosa mostravano gli stili di vita per le strade di trenta/quaranta/cinquant’anni fa a Contessa Entellina? Allora a Contessa le case erano meno numerose, l’abitato meno esteso e la gente, seppure già intaccata dal vastissimo fenomeno migratorio, era relativamente più numerosa dell’attuale. Era più numerosa, e pure più rumorosa, vivace e per le strade si sentiva sia canticchiare, che “abbanniare” i rivenditori di stoffe, di frutta e verdura, di articoli da cucina, di servizi artigianali (ammola forbici e coltelli) e molti altri suoni e grida (compresi quelli dei ragazzi che giocavano per le strade e negli slarghi dell’abitato.
Prima la gente effettivamente cantava; lo facevano le donne intente ai lavori casalinghi, cantavano i muratori in sintonia con i loro manovali, cantavano i ragazzi che uscivano numerosissimi dall’edificio scolastico elementare. Adesso per le strade di Contessa vige il silenzio più assoluto. L’unico rumore che capita di sentire e’ quello di qualche automobile o furgone che attraversa di tanto in tanto le strade deserte. Adesso non solo a Contessa E. nessuno ha voglia di cantare, ma siamo al punto che non si parla più fra residenti nei vari quartieri per la semplice ragione che non esiste più il “vicinato”. Il nostro paese, secondo dati ISTAT di qualche tempo fa, ha capienza di oltre 8mila abitanti. L’Istat due mesi fa ne ha rilevati, di contro, appena 1.447, e sappiamo tutti che in via di fatto siamo persino molto meno.
I capannelli di quartiere erano istituzioni giornalieri fra le donne e pure fra i contadini che si confrontavano fra loro sullo stato delle colture; delle colture nei campi. Nei capannelli in piazza la gente si confrontava, si accalorava quando si parlava di politica o sui fatti del giorno. La gente di allora mostrava di avere “passione”. Un amico mi spiega che allora la gente aveva passione per i temi della politica, per i disagi sullo stato della viabilità, per le usurpazioni delle trazzere, per i corsi dei ruscelli che venivano deviati, e moltissime altre questioni che contiamo di rievocare sul blog, senza ovviamente possedere spirito nostalgico. Ed oggi ? Bastano le festicciole promosse col denaro pubblico? avremo tempo, speriamo, per riflettere.
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Di volta in volta riporteremo idee e modi …. ….
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-C’era passione, in quello che i cittadini dei decenni trascorsi si dicevano nella piccola piazza di Contessa Entellina, sin dai decenni precedenti il sisma ‘68 e poi anche dopo. Il confronto era netto fra gli schieramenti politici-amministrativi. Oggi viene offerto lo spettacolo ogni tre mesi del festival del “cambio partito”.
-Quanto accadeva in quei decenni in quelle discussioni e dibattiti in piazza, magari in forme talvolta ingenue e con possibile carenza di scienza, corrispondeva a ciò che i filosofi affrontavano nell’antica città di Atene, la polis.
-Perché a Contessa Entellina venga ripristinata la polis e’ utile pertanto ripristinare il confronto fra schieramenti politici/sociali/culturali. Va tenuto presente infatti che la “ …Polis vera non è un luogo con case, mercati, templi e teatri, … ma sono i cittadini del luogo a fare la polis”.

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