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domenica 19 ottobre 2025

Tempi lontani


La Sicilia del XV secolo e dell’inizio
del XVI secolo poteva permettersi
di accogliere intere famiglie
provenienti dalla Calabria  e
-chiamate talora dai feudatari che
se ne accollavano le spese-
grossi gruppi di albanesi e di
epiroti, che si accordavano con
baroni laici ed ecclesiastici per
ripopolare vecchi casali disabitati  
o per fondare nuove colonie:
Palazzo Adriano (1482),
Biancavilla (1488),
Mezzojuso (1501),
Contessa (1520),
S. Michele di Ganzaria (1534).


La Sicilia del Baronaggio, per flash (2)

Come riportato sulla precedente pagina siamo intenzionati a riportare brevi sintesi su ricerche e temi particolari dell’economia e della politica siciliana all’alba della modernità. Un’economia quella al tempo dell’arrivo in terra di Sicilia degli arbereshe quasi interamente basata sulla pastorizia e sull’agricoltura, e più in particolare sulla monocoltura del grano. Sembrerà strano: ma la Sicilia storicamente è passata da granaio di Roma, e addirittura da Canada’  dell’Occidente, a più recentemente addirittura, prima della guerra d’Ucraina, a realtà importatrice di grani russi.

 Per millenni il grano è stato la più significativa espressione produttiva dell’Isola e caratterizzava il suo commercio estero. Puntando l’occhio sulle altre voci del commercio estero dell’Isola, fino alla fine del Settecento, notiamo che altri prodotti che arrivavano in Spagna, Settentrione d’Italia e Francia erano il sale,  il tonno, lo zucchero e la seta.  In qualche misura pure lo zolfo.


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