I media (le tv) ci hanno mostrato un Nicolas Sarkozy incamminato verso il carcere parigino della Santé - accompagnato dall’impeccabile moglie Carla Bruni e da sostenitori che intonano La Marsigliese -, con sentimenti misti.
È un buon segnale quando le democrazie mettono in prigione i loro politici, i re e presidenti della repubblica e del consiglio, o ex?
I precedenti non mancano. Casi limite di dittature o guerra, come Noriega, Sanader e Aung San Suu Kyi. Ma anche il brasiliano Lula e Silvio Berlusconi, finito ai servizi sociali, se non proprio in cella. Bettino Craxi avrebbe avuto probabilmente una sorta simile ma è morto in esilio.
In Francia Napoleone ha passato gli ultimi anni nell’isola prigione di Sant’Elena. Robespierre e Danton sono finiti in carcere, prima di essere ghigliottinati. E così Luigi XVI.
Sarkozy avrà un cellulare. Il nostro magistrato Nicola Gratteri, sui media si mostra indignato dalla proliferazione degli smartphone nelle celle, ma in Francia si può, e’ lecito. Naturalmente non potrà chiamare chiunque: potrà contattare i suoi familiari e intimi, senza limiti, grazie a un telefono intercettato, su cui sono stati preregistrati una decina di numeri in collaborazione con l'amministrazione penitenziaria. E ancora: avrà diritto a tre colloqui in presenza alla settimana, per 30 minuti ciascuno. In Italia sono sei al mese, poco più di uno a settimana, dunque.

Nessun commento:
Posta un commento