La politica ha i suoi tempi
Esiste, in verità, un problema più vero, e cioè che in Italia nell’ultimo ventennio o trentennio si è rotto il rapporto di fiducia fra larga parte dell’opinione pubblica e la classe politica. Il problema abbastanza serio nei paesi di democrazia occidentale è che negli ultimi decenni è, via via, decresciuto il rapporto fiduciario e partecipativo della gente con le strutture sempre più strutturate e chiuse dei partiti. I partiti, che siano di destra o di sinistra, nell’opinione popolare che ormai non si lascia facilmente affascinare, non sono più in grado di trasformare le promesse elettorali, e ancor meno quelle ideologiche, in interventi coerenti e aderenti alle promesse medesime. D’altronde l’elettorato non si mostra sufficientemente disposto ad attendere i tempi lunghi richiesti per trasformare le posizioni ideologiche in realizzazioni immediatamente coerenti ad un nuovo modello sociale sempre promesso e -generalmente- mai visto nascere e crescere.
Tutte le politiche sono resistenti al cambiamento: qualcosa lungo il tempo succederà, ma alterare gli equilibri di lungo periodo all’indomani di ogni tornata elettorale, nei paesi democratici all’occidentale, è una missione quasi impossibile anche per il più volitivo dei governanti e degli amministratori della cosa pubblica.

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