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mercoledì 29 ottobre 2025

Mulini ad acqua di Bagnitelle ed altri

A Bisacquino sono presenti
 diversi mulini ad acqua
storici, tra cui il Mulino
 Vaccarizzotto, riscoperto
e restauraton da Pino
Colca. 

Questi mulini sfruttavano
 i corsi d'acqua locali e
i modelli a ruota
orizzontale erano
comuni nella zona 
stante la portata
 ridotta dei fiumi, come
accadde anche al
Mulino Vaccarizzo.

I mulini a ruota orizzontale
erano più diffusi nell'area
dei Monti Sicani perché
erano adatti a corsi
d'acqua con una portata
 limitata. 
La forza dell'acqua,
 agendo sulla ruota
posta in linea con il
flusso, faceva girare
 la pietra della macina
collegata sull'asse di
rotazione.











Mulini e mulinara
Nella Sicilia feudale, i mulini ad acqua erano strutture fondamentali per la trasformazione del grano in farina, e il loro possesso era tipicamente in mano all'aristocrazia feudale e ai monasteri, che li davano in affitto agli aderenti alla corporazione dei mugnai. L'importanza di questi mulini era tale che la loro rete rappresentava un elemento centrale del sistema relazionale, economico e sociale del tempo, spesso con strutture complesse organizzate lungo i corsi d'acqua, come dimostrano i numerosi resti di fabricati per mulini che insistono in più campagne della Sicilia.

I mulini ad acqua sfruttavano la forza di caduta dell'acqua medesima, convogliata attraverso canali (detti "saie") in vasche ("botte di carico"), che cadevano su ruote idrauliche per azionare il meccanismo di macinazione. Il grano veniva versato in una tramoggia (trimoia) e macinato tra due pietre, una fissa (statore) e una rotante (rotore), con una rotazione azionata da un sistema di ingranaggi. La proprietà lungo tutto il periodo della "modernità" (dal 1450 alla rivoluzione francese) fu dei feudatari sia ecclesiastici (S. Maria del Bosco), che degli aristocratici (i Baroni Gioeni, Colonna). Ovviamente la gestione operativa dei mulini veniva data in gestione, in affitto, ai mugnai, alla loro corporazione, che nella vasta area della Valle del Belice era rappresentata, in linea di massima, da membri della patriarcale famiglia dei Clesi (=mulinara).

Questi mulini rappresentano una testimonianza dell'ingegno tecnico e dell'organizzazione economica che ha caratterizzato la Sicilia feudale, un'eredità che ha influenzato profondamente lo sviluppo di molte aree dell'isola. Nell'area prossima a Contessa Entellina fino agli anni cinquanta del Novecento funzionarono in c.da Alvano e in c.da Vaccarizzotto (entrambi territorio di Bisacquino) due mulini ad acqua, storicamente appartenenti al Monastero di Santa Maria del Bosco, e a fine Ottocento acquistati all'asta indetta dallo Stato liberale dal bisnonno di chi scrive queste righe, previo assenso del suo amico, parroco Nicolò Genovese, dal momento che si trattava di beni già ecclesiastici posti all’asta dallo Stato liberale.

Ai nostri giorni questi mulini, sia restaurati che diroccati, narrano la storia di una tradizione contadina e artigianale che ha plasmato il territorio di quest'area di Sicilia fra Contessa Entellina e Bisacquino. La presenza di mulini storici sul territorio è infatti testimonianza dell'economia rurale che caratterizzava l'intera Vallata del Belice fino a non molti decenni fa.

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