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| Feudalesimo, latifondismo e … La fame di terra da parte dei più poveri dei contadini e’ sempre stata in contrasto nei secoli con la tendenza ad acquistare sempre più terra dei feudatari e sopratutto dei latifondisti di fine settecento, che si opponevano a qualsiasi suddivisione e praticavano colture estensive, che ovviamente non richiedevano investimenti. |
La Sicilia del Baronaggio, per flash (3)
Per millenni la Sicilia è stata descritta come terra di Cerere, la dea dell’agricoltura, del grano che è sempre stato la più rilevante produzione e la più significativa voce dell’esportazione dell’Isola fino a pochi decenni fa. Gli storici, da sempre e compattamente, sottolineano però che il settore commerciale non è mai stato interamente esercitato e controllato da figure siciliane. Aggiungono gli storici che gli stranieri, che fossero spagnoli, olandesi o di altrove, insediatisi in Sicilia per motivazioni commerciali dopo qualche generazione cessavano di svolgere quell’attività e si dedicavano -al pari delle classi dirigenti baronali- all’agricoltura, diventavano, aspiravano a diventare baroni, grandi feudatari, possessori di terra.
La massima aspirazione dei siciliani, nei secoli feudali e poi latifondisti, e’ stato sempre effettivamente il possesso della terra, anche a costo di sacrifici immani. E questa aspirazione non ha riguardato solamente le classi dirigenti, ma -in miniatura- anche le classi subordinate e popolari fino a tempi ravvicinati al terzo millennio. Non a caso il nostro Giovanni Verga ha saputo descrivere magistralmente il mastro don Gesualdo.
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Sul blog contiamo di intrattenerci su questa rubrica “Tempi lontani” tratteggiando storicamente e a modo narrativo, e comunque per flash, il nostro essere siciliani lungo i secoli della modernità e poi della contemporaneità (=dal 1500, dal secolo di arrivo in questa terra degli arbereshe fino alle fin troppo scaltre figure di Sala d’Ercole dei nostri giorni).

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