Perché ad Entella tutto langue?
Quelli non erano tempi di raffinata cultura. Gli uomini passavano tanto tempo a guerreggiare, a cacciare e a depredare il prossimo. Omero in tempi di carente spirito di solidarietà si dedicava a raccordare materia dei suoi poemi dai racconti della gente comune e la riprogettava con la sua ampia fantasia, a secondo del gusto del suo uditorio. Egli si prestava, sostanzialmente, ad appagare l’orgoglio di coloro che ai suoi giorni gli offrivano ospitalità, esaltando le gesta dei loro antenati greci. Egli riusciva a individuare, a creare, un albero genealogico che lasciava che risalisse addirittura a degli dei. Lusingava in buona sostanza i potenti del suo tempo per riuscire a vivere più o meno bene in tempi in cui gli odi e le rivalità fra comunità vicine o lontane erano nell’ordine dei tempi.
Ciò che noi oggi conosciamo della società achea non è altro che un ristretto spaccato (ritratto) della società del tempo, della classe dominante. Un ritratto trasfigurato e grandemente abbellito sia dall’estro poetico (nell’Iliade e nell’Odissea) che dall’intento di piacere ai suoi potenti committenti, che dalle gesta della guerra di Troia, ritenevano di discendere. Per noi che viviamo nel XXI secolo comunque l’opera che porta il nome di Omero ha, possiede, un grande valore perché ci fornisce un quadro di un mondo lontano.
Su un libro, scritto da un grande giornalista dei nostri decenni, leggo che seppure i testi di Omero non vanno letti alla lettera, ci fanno comunque capire che la bellezza fisica (Elena …) costituiva uno dei massimi ideali di quell’umanità. Gli abbigliamenti dei secoli avanti Cristo pare che non fossero per nulla eleganti, e però Priamo per farsi restituire il corpo straziato del suo figlio Ettore, offri ad Achille un vestito che gli archeologi ci lasciano oggi intendere che si trattasse di un qualcosa simile ad un sacco, con un buco dentro cui far passare la testa.
Gli archeologi assicurano ancora che nel tempo della guerra di Troia le case erano di fango e di paglia, quelle dei poveri, e di mattoni quelle dei ricchi e dei potenti, con basamento di pietra. Non esistevano comunque né divisioni di stanze né finestre; come non esistevano cucine. Si cucinava nel mezzo dell’unico vano e un buco sul tetto consentiva la fuoriuscita del fumo.
(Segue)

Nessun commento:
Posta un commento