Trump e la democrazia a rischio
Migliaia di persone hanno sfilato nelle grandi città americane gridando «No king», non vogliamo un re. Non esageravano. Trump in questo suo secondo mandato sta governando come se ne fosse il sovrano. Molti intellettuali a lui vicini ritengono che la democrazia sia divenuta inidonea a governare e propongono di sostituirla con un sistema di governo tecnocratico ed elitario. Curtis Yarvin, presenza fissa nei media repubblicani mesi fa ha teorizzato che il modello da seguire è quello delle grandi aziende che sono «monarchie in miniatura: funzionano perché qualcuno comanda e gli altri eseguono», mentre le istituzioni sono aziende fallite, la democrazia è solo una debole aristocrazia di esperti, giudici e professori. Una delle sue tesi centrali è che la democrazia americana sia una farsa irrimediabile e che serve un leader di tipo monarchico. Ha inoltre discusso con Michael Anton, Direttore della pianificazione politica del Dipartimento di Stato su come si potrebbe installare un «Cesare americano». Idee una volta marginali stanno sfacciatamente prevalendo, vanno facendosi strada.
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