I problemi complicati dei Cardona
Prima Scena: Se la problematica di indirizzare lungo i decenni di fine Quattrocento e inizio Cinquecento gruppi di profughi albanesi che fuggivano dai Balcani pressati dagli eserciti turchi che avevano abbattuto l’Impero Romano d’Oriente, attraverso la Calabria e farli arrivavate numerosi fino a Messina, costituiva, e di fatto era, “questione politica” di non facilissima soluzione per la monarchia spagnola, essa apparve invece una facile opportunità a don Alfonso Cardona prima e poi al il figlio don Antonio. Entrambi, in successione rivestirono alti incarichi di governo nel Regno di Sicilia, e non esitarono ad indirizzare una parte di quei profughi nei propri domini baronali della Sicilia Occidentale, abbondantemente disabitati e sopratutto incolti da almeno due secoli, da quando Federico di Svezia aveva fatto strage della città di Entella e persino dei piccoli casali del territorio circostante che ospitavano piccoli nuclei di poveri ed impauriti contadini mussulmani.
Seconda scena: Si pose però -ai Cardona- contestualmente il problema di chi porre alla guida della costituenda nuova comunità di Contessa, dovendosi trattare di uomini di (1) propria fiducia e nel contempo che fossero (2) ben accetti dalla costituenda comunità di arbereshe, e possibilmente fossero (3) di religiosità bizantina. La comunità arbereshe ormai andava irrobustendosi alle falde di Castello Calatamauro prima e, in un tempo successivo, alle falde delle colline brignet. Bisognava guidarla e renderla laboriosa e nel contempo assecondarla nella propria cultura e religiosità.
(Segue)
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