Avevano trascorso oltre un anno nei lavori forzati imposti dall'esercito tedesco, in punti diversi della stessa regione e però nulla sapendo l'uno dell'altro. In quell'inverno del 1945, a disfacimento dell’esercito tedesco incalzato dall’avanzata dei russi, forse era trascorso da poco il Natale (ma nessuno di essi sapeva in quale giorno stessero vivendo) ebbero difficoltà a riconoscersi in quanto entrambi erano ridotti in pelle ed ossa, e quando si riconobbero si abbracciarono nel congiunto grido prolungato: Pitriiii! nell'inclinazione arbereshe.
Chi scrive queste righe ha avuto la possibilità di ascoltare dalla viva voce di entrambi i due "Pietro" le vicissitudini della fame e del freddo da loro patiti. Per loro non si trattò di vivere la fame, il conseguente disagio, temperato però dalla convinzione di un prossimo soddisfacimento. No, essi conobbero la fame ed il freddo come un urlo silenzioso ed un sentimento di sfacelo di tutte le loro fibre. Ebbero da mettere in conto un presagio di fine imminente a causa della fame e del freddo. Uno dei due ebbe a dire che si trattava della fame dei miserabili all'addiaccio, dei tanti prigionieri italiani abbandonati dall'esercito tedesco in fuga, perchè incalzato dall'avanzata, che però tardava ad arrivare, dell'esercito russo.
Entrambi, i due "Pietro" ci dissero che probabilmente quel disfacimento dell'Esercito tedesco, sul fronte orientale, significò una situazione peggiore dell'occuparsi dei lavori forzati imposti durante la detenzione, o comunque della detenzione nei campi quando la pietà della popolazione polacca faceva sì che qualche pezzo di pane duro venisse buttato oltre la doppia fila di recinzione (alta oltre due metri e mezzo) e poi rincorso da trenta/cinquanta prigionieri simultaneamente; a chi l'afferrava per primo.
Sul blog questa vicenda l'abbiamo più estesamente riportata in tempi passati. A rievocarla adesso è stata la foto, con numero di matricola del campo di detenzione, di uno dei due Pietro, che ci è capitata nel corso di alcune ricerche nei cassetti di casa.
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