La cultura pagana ed il primo Cristianesimo
A cominciare dal secondo secolo cominciano a cogliersi le prime reazioni del mondo pagano nei confronti dei cristiani. Reazioni provenienti non tanto da gente poco informata e persino ignorante e nemmeno provvedimenti diffidenti degli ambienti rappresentativi della società del tempo.
Queste iniziali reazioni della cultura pagana diffuse nei territori dell’Impero romano non provocano -ancora- comunque quelle che saranno le “persecuzioni”. La diffusione del Cristianesimo di fatto puntava a mutare profondamente i tradizionali parametri etici e concettuali sulla spinta di nuove priorità morali. E le reazioni, vedremo, che non tarderanno ad arrivare.
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Una riflessione dei nostri giorni
Philippe Baud sacerdote fondatore del centro cattolico di studi di Losanna
Maxime Egger diacono, direttore della casa editrice ortodossa Le sel de là Terre
Ritenendo di trovarsi addossati all’oceano e agli abissi, gli abitanti del vecchio continente europeo hanno a lungo pensato di trovarsi a occidente di tutti i mondi. Buone o cattive, le notizie non potevano perciò arrivare che dall’Oriente. Una piccola città sulle rive del Tevere, dalla quale partivano ogni anno le legioni alla conquista di nuove province, si era ingrandita fino a diventare la capitale di un immenso impero. Ma, da Roma, si continuava a guardare ad Atene e, oltre, e verso quelle regioni favolose e remote - e cioè l’Oriente-, di cui i guerrieri di Alessandro avevano rivelato la presenza e riportato fuggevoli visioni.
Tuttavia la Buona Novella, che avrebbe sorpreso l’Impero all’apice della sua gloria, vi arrivò da Gerusalemme o, più precisamente, da Nazaret e quindi non proprio dall’Oriente o, per lo meno, non da quell’Oriente che è frutto delle nostre fantasie. Da qui, animato dal fuoco della Pentecoste, il seme del Vangelo si sparse con una velocità folgorante lungo tutto il Mediterraneo, percorrendo le strade e varcando confini e mettendo a rischio l’ incolumità di coloro che lo portavano non nei loro bagagli, che erano quasi vuoti, ma sulle loro labbra e nel loro cuore. Erano di una fede così assoluta nel Vangelo e di una povertà così disarmante - nel senso vero e proprio della parola- che il potere dei Cesari divinizzati si sentì minacciato nelle sue stesse fondamenta. Cerco’ di liberarsene con la persecuzione ma, in tempi brevi, fu costretto a cedere. Preoccupato dell’unità del proprio regno e, secondo la leggenda, “convertito” dalla visione di una spada vittoriosa che gli comparve sotto la forma di una croce di luce nel cielo, Costantino propose di unirsi al cristianesimo nascente. Si trattò certamente di un ricchissimo connubio, celebrato Urbi et Orbi (=per la città di Roma e per tutto il mondo) come una vittoria della fede: l’impero diventava la Chiesa e la Chiesa, per molti secoli, imperiale. Tutto ciò portò sicuramente benefici e onori, ma anche deficienze e ambiguità di cui ne’ la Chiesa cattolica ne’ le Chiese ortodosse si sono oggi totalmente liberate.
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