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domenica 26 gennaio 2025

La domenica serve anche per riflettere

 La cultura pagana ed il primo Cristianesimo

 A cominciare dal secondo secolo cominciano a cogliersi le prime reazioni del mondo pagano nei confronti dei cristiani. Reazioni provenienti non tanto da gente poco informata e persino ignorante e nemmeno provvedimenti diffidenti degli ambienti rappresentativi della società del tempo.

Le lettere che formano la parola “pesce”
in greco, quando scritte in maiuscolo
(ΙΧΘΥΣ), formano un acronimo con
le iniziali dell’espressione “Iēsous
Christos Theou Yios Sōtēr“, che
significa
“Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore” 





La storiografia ci informa del filosofo Epitteto ( stoico-cinico) che critica coloro che definisce i “Galilei” per il loro atteggiamento rispetto alla morte che, seppure ispirata a libertà e coraggio, non gli sembra né basata su presupposti razionali né moralmente convincente. A concorrere nella critica al nascente Cristianesimo e’ diffusamente l’aristocrazia romana con Plinio, Tacito, Svetonio ed altri che sottolineano  l’incompatibilità della nuova fede  con i principi sacri della tradizione e cultura romana. Per loro si e’ in presenza di una superstizione che al pari della religione giudaica punta a disprezzare gli dei nazionali dell’Impero. Altro punto di attacco nei confronti della nuova religiosità cristiana è che essa disprezza gli dei nazionali, i suoi aderenti non partecipano alla vita pubblica e si caratterizza con aspetti di intolleranza e fanatismo. Altra accusa è che il Cristianesimo, al contrario della religione giudaica, non può nemmeno vantarsi di affondare nell’antichità storica come l’ebraismo,  né comunque possedeva una rispettabilità.

 Queste iniziali reazioni della cultura pagana diffuse nei territori dell’Impero romano non provocano -ancora- comunque quelle che saranno le “persecuzioni”. La diffusione del Cristianesimo di fatto puntava a mutare profondamente i tradizionali parametri  etici e concettuali sulla spinta di nuove priorità morali. E le reazioni, vedremo, che non tarderanno ad arrivare.

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Una riflessione dei nostri giorni

Philippe Baud sacerdote fondatore del centro cattolico di studi di Losanna

Maxime Egger diacono, direttore della casa editrice ortodossa Le sel de là Terre

 Ritenendo di trovarsi addossati all’oceano e agli abissi, gli abitanti del vecchio continente europeo hanno a lungo pensato di trovarsi a occidente di tutti i mondi. Buone o cattive, le notizie non potevano perciò arrivare che dall’Oriente. Una piccola città sulle rive del Tevere, dalla quale partivano ogni anno le legioni alla conquista di nuove province, si era ingrandita fino a diventare la capitale di un immenso impero. Ma, da Roma, si continuava a guardare ad Atene e, oltre, e verso quelle regioni favolose e remote - e cioè l’Oriente-, di cui i guerrieri di Alessandro avevano rivelato la presenza e riportato fuggevoli visioni.

 Tuttavia la Buona Novella, che avrebbe sorpreso l’Impero all’apice della sua gloria, vi arrivò da Gerusalemme o, più precisamente, da Nazaret e quindi non proprio dall’Oriente o, per lo meno, non da quell’Oriente che è frutto delle nostre fantasie. Da qui, animato dal fuoco della Pentecoste, il seme del Vangelo si sparse con una velocità folgorante lungo tutto il Mediterraneo, percorrendo le strade  e varcando confini e mettendo a rischio l’ incolumità di coloro che lo portavano non nei loro bagagli, che erano quasi vuoti, ma sulle loro labbra e nel loro cuore. Erano di una fede così assoluta nel Vangelo e di una povertà così disarmante - nel senso vero e proprio della parola-  che il potere dei Cesari divinizzati si sentì minacciato nelle sue stesse fondamenta. Cerco’ di liberarsene con la persecuzione ma, in tempi brevi, fu costretto a cedere. Preoccupato dell’unità del proprio regno e, secondo la leggenda, “convertito” dalla visione di una spada  vittoriosa che gli  comparve sotto la forma di una croce di luce nel cielo, Costantino propose di unirsi al cristianesimo  nascente. Si trattò certamente di un ricchissimo connubio, celebrato Urbi et Orbi (=per la città di Roma e per tutto il mondo) come una vittoria della fede: l’impero diventava la Chiesa e la Chiesa, per molti secoli, imperiale. Tutto ciò portò sicuramente benefici e onori, ma anche deficienze e ambiguità di cui ne’ la Chiesa cattolica ne’ le Chiese ortodosse si sono oggi totalmente liberate.


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