Il ricatto sull’italiana Sala
perché sia liberato l’uomo dei droni
La giornalista usata come merce di scambio |
Il viceministro degli Esteri iraniano Vahid Jalalzadeh aveva assicurato al ministro degli Esteri italiano, on.le Tajani, il «benessere» della detenuta, ma nelle telefonate che ha potuto fare a casa la reporter ha raccontato tutt’altro.
Sul versante opposto, Abedini, l’ingegnere esperto di droni, sta ricevendo un trattamento totalmente diverso. Questi e’ accusato dagli Usa di complicità con i terroristi che un anno fa hanno ucciso tre soldati americani in Giordania. Ha già cambiato tre penitenziari e soprattutto è stato tolto dalla prigione di Rossano Calabro (dove vengono abitualmente destinati gli islamici inquisiti per reati di questo tipo) e riportato in Lombardia, nel carcere di Opera, come richiesto, preteso dal consolato iraniano. Ha potuto incontrato più volte il suo avvocato che ha presentato istanza per gli arresti domiciliari, ha pure parlato con la famiglia in Iran, è dotato di un Ipad (sia pure non connesso a Internet) e ha accesso ai notiziari televisivi.
Condizioni imparagonabili con quelle in cui è costretta Cecilia Sala. Il ministero degli Esteri -fa sapere alla famiglia- che continuerà a premere sul piano diplomatico per eliminare questa disparità, ma nel frattempo è cominciata la partita giudiziaria sulla detenzione e estradizione di Abedini, che vede in campo altri due protagonisti: i giudici e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Con ruoli distinti e separati, ma entrambi decisivi.
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