Francesco Petrarca, scrittore, poeta, filosofo
Da un testo di Francesco Petrarca, peraltro scritto in latino, un amico ha estrapolato e tradotto per il blog la seguente frase, usata in un libro da Corrado Augias:
Io dunque, che non sono privo di motivi d’afflizione né sono aiutato dalla consolazione dell’ignoranza, trovandomi quasi al confine tra due popoli volgo lo sguardo nello stesso tempo al passato e al futuro.
Petrarca leggeva nel futuro motivi e ragioni di pessimismo, pur non ignorando che rispetto al tempo trascorso, lontano e vicino, qualcosa in meglio era accaduto. La frase di sette secoli fa in un certo senso potremmo farla nostra, noi cittadini del terzo millennio. Pure noi stiamo attraversando due epoche, due modi di pensare e di vivere che, seppure in situazioni di aperture e aspettative perseguibili non mancano motivi di pessimismo a cominciare da guerre fra popoli europei che dovrebbero entrambi essere civili, da immani danni che arrechiamo al pianeta sul piano ecologico e che, addirittura, vengono negati dal neo presidente di uno dei grandi paesi che riteniamo civile ed avanzato scientificamente e culturalmente.
In questi primi decenni del terzo millennio, lo possiamo notare persino nelle nostre piccole realtà dell’interno siciliano, vanno scomparendo abitudini e pratiche, più che consolidate, e persino riferimenti politici e religiosi, comportamenti etici e culturali. L’amico che, in un certo senso, ha ispirato questo testo che riporto sul blog, arriva a sostenere che è cambiata, sta rapidamente cambiando la psicologia della gente. L’onda barbarica, continua l’amico, e’ arrivata al punto che uomini pubblici a cui nelle urne, puo’ accadere di avergli dato il voto perché sembrava proporre impegno sociale, di essere di sinistra, progressista, dopo breve tempo -può accadere- che si schieri a destra, e magari resti in attesa di poter tornare a sinistra … e poi tornare chissà dove.
Questo contesto, questo stile di vivere, questo interpretare il ruolo della vita sia privata che pubblica per chi si è formato in anni passati sa di barbaro. Ed effettivamente l’amico chiude la nostra chiacchierata salutandomi, stringendomi la mano e dicendomi: i barbari sono arrivati!
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