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venerdì 3 gennaio 2025

Flash sulla lerreratura medievale

 La nascita delle Università 

Gerardo da Cremona
Nato nel 1114 a Cremona e ivi
  morto nel 1187 e’ stato la figura
più rilevante del XII secolo nell’ambito
delle versioni dall’arabo in latino.
Vissuto a lungo a Toledo, centro culturale
della Spagna, tradusse dall’arabo 74
opere di filosofia, logica, aritmetica,
algebra, geometria, ottica, astronomia
e soprattutto medicina. Secondo C.H.
Haskins, “più scienza araba, in
generale, penetro’ nell’Occidente
dell’Europa per opera di lui che
per qualunque altra via”.





Secondo il significato originario del termine (Università, comunità ), l’università era una corporazione di insegnanti e studenti, organizzata con ruoli diversi (a Parigi prevaleva il ruolo dei docenti, a Bologna quello degli studenti).

Nel Duecento fu usato il termine di Studium generale per indicare l’università dove vi era almeno una delle maggiori facolt, dove insegnavano numerosi docenti e dove più grande era l’affluenza di studenti, anche stranieri. I primi Studia generalia furono le università di Bologna, Parigi e Oxford. Mentre nelle università italiane prevalevano le facoltà ( o e diritto e medicina) che abilitavano a una professione nelle università straniere  la facolta’  principale era la teologia (lasciata in Italia agli ordini religiosi). Il docente universitario riceveva una paga commisurata al suo prestigio, corrisposta in un primo tempo dagli studenti con un sistema di autotassazione è costituita, in un secondo tempo, da benefici e rendite ecclesiastiche.

In quel XII secolo la diffusione della cultura filosofica contribuì a far meglio intendere quanto fosse assai avanzata l’assimilazione delle “novità propagate” dai “libri dei gentili e degli infedeli”, ormai del tutto estranee all’antica misura della teologia “monastica”. A un mondo concepito come un’universale trama di segni e rivelazioni divine, immagine temporale di una “sapienza” eterna, si opponeva adesso il concetto di una natura autonoma nei suoi stessi processi formativi, soggetta a leggi proprie e immutabili, esclusa da ogni disegno sovrannaturale. La realtà fisica diventava un “dominio” affrancato dalla secolare dipendenza dall’interpretazione scritturale, un ambito di ricerca che occorreva indagare liberamente e considerare nel ritmo eterno di una necessità scandita dai moti del cielo e dalle loro influenze.

Anche i filosofi e teologi cristiani erano costretti a misurarsi con idee, concetti e linguaggi spesso nuovi e sconcertanti che, pure, si diffondevano nei più diversi ambienti intellettuali ecclesiastici e laici. 

(Segue)

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