Dal Medioevo fino a ...
Il laico Calvacanti e la credente Beatrice.
Più chiaro è l’accento al dolce lume, messo in bocca a Cavalcante Cavalcanti, che interpreta l’ “ebbe” di Dante come un annuncio della morte del figlio (…”Come? / dicesti “elli ebbe”? non viv’elli ancora? / non fiere li occhi suoi lo dolce lume?). Metafora alla lirica siciliana e stilnovisti a il “dolce lume” che non ferisce più gli occhi di Guido, la cui malinconica e funerea poesia ha rifiutato la luce della Grazia: per lui la ferita dell’amore doveva necessariamente condurre alla morte.
Lo stilema del “dolce lume”, dal quale il cieco Guido ha distolto lo sguardo, e’ ripreso nella conclusione del canto, quando Virgilio accenna al “dolce raggio” di Beatrice, colei che invece svelerà gli avvenimenti futuri (“quando sarai dinanzi al dolce raggio/di quella il cui bell’occhio tutto vede/ da lei saprai di tua vita il viaggio).
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