![]() |
Valerio Castronovo (1935-2023). Storico e giornalista, ha insegnato storia moderna all’Universita’ di Torino. |
Sono passati più di diecimila anni da quando l’umanità, che fino allora aveva condotto una vita nomade, iniziò a coltivare la terra e a organizzarsi in forme di insediamento stabile. E se, a cominciare dalla seconda metà del diciottesimo secolo, l’agricoltura non e’ più in Europa e negli Stati Uniti la colonna portante dell’economia e dell’occupazione, ha continuato invece a esserlo sino a qualche tempo fa in tante altre parti del mondo. Ai giorni nostri, anche la’ dove aveva conservato un ruolo preminente essa ha ceduto il passo o sta comunque restringendo il proprio ambito, in seguito alla diffusione delle fabbriche e alla moltiplicazione di iniziative commerciali, di istituzioni finanziarie e di strutture amministrative, di servizi pubblici e privati.
Nel frattempo sono divenuti sempre più intensi e pervasivi gli effetti dell’ultima rivoluzione tecnologica susseguitesi nel corso della storia: quella determinatasi dall’incorporazione dell’intelligenza artificiale in apparecchiature elettroniche estremamente sofisticate. Tant’è che le società più avanzate si trovano già a vivere un’epoca “post-industriale”, in quanto caratterizzata dall’espansione delle attivit Terziarie, nonché dalla centralità delle conoscenze e delle applicazioni scientifiche.
Di fatto, mai si era assistito a così rapidi e rilevanti mutamenti di scenario e di prospettiva come quelli avvenuti nel corso della seconda metà del Novecento. Per la prima volta dall’origine dell’uomo, la maggior parte della popolazione vive oggi, quasi dovunque, nelle città e nei loro sobborghi, e non più nelle campagne. Per la prima volta, le risorse dovute agli sviluppi dell’industria e ai progressi della tecnica hanno preso decisamente il sopravvento, pressoché sotto tutti i cieli, e su quelle primarie, sui frutti del suolo e della natura. Per la prima volta, e non solo per via della formazione di un mercato intercontinentale e di un’economia transnazionale, il mondo ha assunto connotazioni di un “villaggio globale”, in cui quel che avviene in un singolo segmento ha sovente immediati riflessi sul resto dell’universo. Tant’è che il nostro destino appare oggi inscindibile da quello degli altri, legato da un filo rosso che rende interdipendenti le varie parti del pianeta.
Il mondo in cui viviamo, sebbene stia conoscendo cambiamenti repentini e particolarmente incisivi, reca tuttavia in sé le tracce e i retaggi delle epoche che hanno preceduto la nostra e delle diverse realtà che hanno via via concorso alla sua attuale configurazione. E ciò per quanto concerne non soltanto l’universo biologico e le strutture materiali, l’ambiente e le risorse naturali, la geografia economica e l’uso del territorio. Anche la pur mutevolissima intelaiatura sia delle forme di organizzazione politica e di aggregazione sociale che dei modi di lavorare e produrre, non è esente dalle eredità del passato; è così pure la trama delle dinamiche demografiche e delle identità culturali. D’altra parte, numerosi legami, per quanto labili e discontinui, hanno posto in contatto nel corso del tempo, attraverso vari canali e crocevia, i diversi paesi e continenti del globo, per poi divenire, da cinque secoli a questa parte, sempre più fitti e densi di reciproche implicazioni.
Insomma, è un “mondo plurale” quello che oggi appare ai nostri occhi in termini sempre più tangibili ma le cui matrici risalgono talora molto indietro nel tempo.
…
Valerio Castronovo
Nessun commento:
Posta un commento