Provare a darsi delle spiegazioni e’ esigenza umana. E se la Chiesa romana definisce l’Epifania come la festa dei Re Magi, ossia come la commemorazione della visita e dell’adorazione dei Magi al bambino Gesù, il cui messaggio vorrebbe significare la manifestazione di questi ai gentili, alle popolazioni di tradizione non ebraica e quindi pure a noi genti del terzo millennio, più articolata probabilmente è la lettura che intende evidenziare e sottolineare la chiesa di tradizione bizantina.
Nelle Chiese di tradizione orientale l'evento celebrato il 6 gennaio è il battesimo di Gesù, momento in cui Egli adulto viene manifestato come Figlio di Dio dalla voce del Padre e dalla colomba dello Spirito Santo che scende verso di Lui.
Quando vogliamo comprendere meglio il significato delle tre persone che peraltro richiamiamo col segno della croce: Padre, Figlio e Spirito Santo, ci viene spiegato che dobbiamo pensare a Dio in termini di vita e di amore (e non in termini di essenza o di sostanza). Dovremmo pensare Dio in termini dialogici, come uno scambio trinitario infinito di amore.
— la prima Persona da tutta l’eternita’ si rivolge alla seconda “Tu sei il mio Figlio prediletto” (Mc 1,11),
— la seconda persona da tutta l’eternita’ risponde alla prima “Abba’, Padre (Rm 8,15; Gal 4,6)
—da tutta l’eternita’ lo Spirito Santo suggella e conferma lo scambio d’amore paterno e filiale.
Dio e’ quindi dono di se’ reciproco, risposta, amore. In ciò convergono la teologia dei Cappadoci sulla Trinità che sant’Agostino.
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