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lunedì 9 gennaio 2023

Riflessioni ed eventi storici ampi

 La percezione quotidiana degli eventi sociali

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Nella Palermo  di oggi

 Riflettendo sulla situazione umana di tanti quartieri della Palermo 2023, quella lasciata dal sindaco uscente Orlando dopo un trentenio (con qualche interruzione nel governo locale), ci pare azzeccato l'articolo di Stefania Fauci, giornalista del Corriere, che evoca Giovanni Verga  ed i "Malavoglia" per tratteggiare aspetti e situazioni non proprio circoscritti del capoluogo dell'Isola.

 «Solo l’osservatore, travolto anch’esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi, avidi anch’essi d’arrivare, e che saranno sorpassati domani». 

  Stefania Fauci ricordando la prefazione di Giovanni Verga nei Malavoglia, datata 19 gennaio 1881, la rievoca «Vinti» -aggiunge- sono quegli esseri umani che cercano di opporsi a un destino che, fatalmente, finirà per schiacciarli, mostrando quanto fallaci e infondate siano le loro aspirazioni, e quanto inutili i tentativi per elevarsi socialmente ed economicamente

 Chi sono oggi i vinti? la giornalista così continua: Non sono più pescatori di Aci Trezza, come i Malavoglia. I vinti oggi sono gli sconfitti, prodotti di scarto di una società che ha bloccato l’ascensore sociale, non permette alcun tipo di miglioramento e costringe a un’esistenza accelerata. Sono coloro che abitano nei quartieri degradati delle periferie delle nostre città, a cominciare dallo Zen di Palermo. Sono gli operai traditi dal progresso che li ha usati e poi gettati via, e che non consente loro di rientrare nel mercato del lavoro, così come è accaduto ad Augusta. Sono i contadini delle campagne del sud, stritolati dalle logiche di un mercato che li considera alla stregua di schiavi, come nelle campagne di Vittoria

 In una società come la nostra è sufficiente un sassolino nell’ingranaggio delle nostre vite per diventare un vinto: perdere il lavoro, affrontare una malattia che impedisce di lavorare, subire un rovescio economico e, di conseguenza, non poter più accedere al credito. Gli eventi drammatici degli ultimi due anni, con la loro imprevedibilità lo hanno ampiamente dimostrato: nessuno è al sicuro, nessuno mai può pensare di essere al riparo dal rovescio di fortuna. Fatalismo siciliano? Forse. Ma, come dice Verga nella sua prefazione dei Malavoglia, «Chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo della lotta per studiarla senza passione, e rendere la scena nettamente, coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione della realtà com’è stata, o come avrebbe dovuto essere».

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