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martedì 10 gennaio 2023

Storia Culturale

 

Come veniva letta l'esistenza (15)


La liberazione dell'Io.

La volontà, ancora col Rinascimento, non doveva dipendere dalla r-a-g-i-o-n-e, perché questa era ritenuta ribelle e disordinata e non-sottoposta alle decisioni dell'uomo.

Sosteneva Montaigne che la ragione (e la volontà) "vuole sempre ciò che noi vorremmo che essa volesse? Non vuole sempre ciò che noi le vietiamo di volere; e anche con nostro danno manifesto?". Sempre Montaigne asseriva che la ragione non è capace di controllare ..., le espressioni del volto, il battito del cuore, gli intestini, e la stessa "ragione" non  è controllabile; l'istinto, come negli animali, per lui era addirittura da ritenere una bussola migliore nei comportamenti umani.

Montaigne non era da solo a pensare queste coise; pure il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes Saavedra dubitava dell'attitudine della "ragione" di tenere sotto controllo l'Io : .. "i primi impulsi sono incontrollabili nell'uomo".


Perché tanta diffidenza nei confronti della ragione?
Per Guillaume Postel 1510-1581, (missionario, linguista, astronomo, orientalista, umanista, cartografo, cosmografo, diplomatico)   la "ragione" correva il rischio di significare tutte le conoscenze non fondate sulle Scritture ma piuttosto sulle dimostrazioni matematiche, la conoscenza frutto di esperienze individuali e persino che ogni verità veniva attinta individualmente dalle Scritture.

Per chiudere questa pagina va evidenziato che in quel periodo rinascimentale, la ragione "coglieva sia cose percepibili che non percepibili" ma ciò poteva significare "senso comune". Essa, quindi, era solo una sorta di etichetta, strattonata con intenti ora faziosi e ora priva di dignità.
 L'Io non andava guidata dalla "ragione" in vistà delle virtù, bensì dalla "volontà", che per San Francesco di Sales  era il monarca della personalità e la sede dell'esperienza religiosa.

(Segue)

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