Alla ricerca dei Patriarchi bibblici.
tempo, di combinare la Storia dell'Uomo delle prime civiltà sorte in aree relativamente prossime al Mediterraneo (Mesopotamia, Egitto, Assiria, Babilonia, Persia, Grecia e Roma) con l'impatto-approccio culturale/religioso sugli autori dei testi Bibblici e in generale sulle vicende storiche del popolo ebreo. In seguito, se riusciremo nel disegno che ci siamo proposto, potremo affrontare, sempre sotto il profilo storico, i testi del Nuovo Testamento.
Sostengono i curatori di interessanti e corposi dossiers sulle origini dell'Ebraismo, e del Cristianesimo, della National Geographic (nostra principale fonte) che nessuna creazione culturale o religiosa nasce dal nulla. Questa affermazione, tradotta in altri termini, vuole sostenere che i contenuti biblici sono piu' agevolmente recepibili o comunque interpretabili ai nostri giorni tenendo conto anche delle risultanze archeologico-storiche a cui si e' pervenuti sulle civilta' che fecero da sfondo agli autori dei testi sacri ebraici, vissuti nell'area definita della Mezzaluna.
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Su parecchie pagine del Blog sono state riportate le asserzioni della Scienza secondo cui le origini dell'umanità risalgono a milioni di anni fa e che solo attraverso un lunghissimo processo evolutivo gli originari ominidi hanno sviluppato cervelli via via più grandi e attitudini di comunicare fra loro. La specie più prossima agli uomini dei nostri giorni è l'Homo sapiens che attorno a 100mila anni fà risulta già diffusa un poco ovunque sul pianeta.
Ci proponiamo di incrociare la seria problematica biblica dopo avere trattegiato come dagli ominidi si è pervenuto all'u-o-m-o, agli uomini sapiens, agli uomini che conosciamo oggi.
Secondo la scienza un ruolo determinante l'hanno avuto i cambiamenti climatici (che stimolarono l'intelligenza a cercare vie di sopravvivenza e da cui discendono l'invenzione del fuoco, il miglioramento dell'alimentazione, e soprattutto la dedizione alle culture della Terra resa possibile dal passaggio dall'era glaciale al Neolitico quando si è ormai fra il 7000 e il 2500 a.C.).
Col passaggio dalla caccia alle prede all'agricoltura stabile si conseguì, già, l'evoluzione dell'uomo allo stadio e allo stato in cui lo conosciamo oggi; sorsero allora i primi insediamenti umani, migliorarono le condizioni di sussistenza e gli uomini si specializzarono, ciascuno, in un impegno lavorativo proprio (gli economisti parlano di specializzazione del lavoro).
Già dal Neolitico in Medio Oriente esistettero le città bibliche di Gerico, Ain Ghazal ed altre ancora. La convivenza in centri abitati sviluppò nei residenti il senso del tempo trascorso e di quello da venire e secondo gli studiosi naque il culto dei morti e contemporaneamente l'attenzione ai legami familiari e a quelli tribali.
Dal 3500 a.C., gli archeologi individuarono un tempo che definirono dell'età del bronzo. Iniziò sostanzialmente il tempo delle vere e proprie innovazioni: uso dell'aratro e contemporanea della piantagione di alberi, dell'uso dell'acqua per le irrigazioni, dell'estrazione di minerali, dell'utilizzo degli asini per il trasporto e di altre ulteriori novità.
Le novità insorte dal vivere in comunità implicò, ...inevitabilmente, che si inizziasse a provvedere all'organizzazione, alla pianificazione e alla cooperazione. Fu in Mesopotamia, la terra fra due fiumi, che cominciarono a sorgere le prime città "organizzate" Uruk, (quella che nella Bibbia è individuata in Erech) e poi Eridu, di cui una stele di pietra riporta l'elenco dei re sumeri e nel contempo ci fa sapere che si era al 2100 a.C.
L'esistenza dei centri cittadini, l'assetto organizzato in funzione del lavoro e della produzione di "ricchezza", inevitabilmente produsse la "concentrazione di potere" e il sorgere di dinastie, tra cui la stirpe legendaria di re Gilgamesh.
Parallellamente e contemporaneamente, in Egitto, grazie alle puntuali e annuali straripazioni del Nilo che irrigava e arricchiva il suolo di depositi alluvionali si sviluppò la civiltà dei Faraoni.
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Quello sviluppato è, vorrebbe essere, il quadro storico dell'uomo che si afferma sulla natura ed accetta la vita comunitaria ed organizzata. E' in questa cornice che l'uomo, ormai parte di comunità stabili e "socievoli", imbatta con la religiosità.
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