StatCounter

giovedì 26 gennaio 2023

Flat tax. Di cosa si tratta?

 Nel testo della legge di bilancio 2023 è previsto che entrerà in vigore la Flat tax a beneficio delle partite Iva (aziende e lavoratori autonomi). L’imposta al 15% sarà applicata ai redditi dei contribuenti che adottano il regime forfettario (per cui dal 2023 la soglia è salita da 65 mila a 85 mila euro di ricavi all’anno), anche a coloro che non lo fanno, che per scelta o perché non possiedono i requisiti necessari.

Gli obiettivi -secondo le intenzioni governative-  sarebbero di agevolare una crescita economica, soprattutto per piccole imprese e lavoratori autonomi, e in parte contrastare l’evasione.

Alcuni punti da attenzionare

Si parla tanto di interventi
sul sistema fiscale
 Nella Flat tax rientreranno tutte le partite Iva individuali, ossia persone fisiche che sono titolari di un’impresa o che esercitano un’arte o una professione. 
 Per chi rientra nel regime forfettario, sono esclusi coloro a cui si applica la legge 190 del 2014, (rientrano nel regime dei minimi con aliquota al 5% e possono avvalersene per il periodo residuo dei 5 anni agevolati e comunque fino ai 35 anni di età).
 
 La legge di bilancio prevede che - nel caso in cui un lavoratore ha sia una partita Iva che un reddito da lavoro dipendente, e quest’ultimo supera la soglia del 30 mila euro nell’anno precedente, non può essere applicata la Flat tax-. 

 Soltanto per il 2023, invece, l’agevolazione fiscale è operativa anche per le persone fisiche con partita Iva che non aderiscono al regime forfettario, qualunque sia il motivo. Per costoro la Flat tax consiste in un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali del 15% da applicare sulla quota di reddito di impresa o lavoro autonomo determinato nel corso dell’anno che eccede rispetto al reddito più elevato registrato nell’ultimo triennio (2020-2022), a patto che non superi la soglia dei 40 mila euro. 
L’imposta, quindi, non si applica a tutto il reddito del 2023, come invece avviene per coloro che adottano il regime forfettario, ma solo alla differenza tra esso e il più alto dei tre anni precedenti.

Alla base imponibile su cui applicare la Flat tax al 15% sarà tolto un importo pari al 5% del maggiore dei redditi di quel triennio. Alla parte di reddito non incrementale, quindi a ciò che rimane, sarà soggetto alla tassazione Irpef più le addizionali regionali e comunali, che variano a seconda del domicilio fiscale del contribuente.

 Il beneficio è ovviamente palese, considerato che l’Irpef parte con un’aliquota al 23% fino a 15 mila euro di reddito imponibile, per poi salire su quello eccedente:
- al 25% fino a 28 mila euro;
- al 35% da 28.001 a 50 mila;
- al 43% oltre 50 mila euro.

Il testo definitivo dovrebbe uscire tra febbraio e marzo. Oltre a ridurre l’Irpef a tre aliquote (23%, 27% e 43%) e l’introduzione del quoziente famigliare (un sistema per tassare i cittadini tenendo conto del carico familiare e quindi dei figli), obiettivo del governo per i prossimi 5 anni è puntare sulla Flat tax, stabilendo quindi un’aliquota fiscale unica per tutti, dipendenti e autonomi.

 Per raggiungerlo saranno necessarie alcune manovre: la prima  arrivare a che tutti i redditi (dipendenti, pensionati, autonomi) siano tassati nella stessa maniera: in sostanza, sparirebbe la «no tax area» (soglia di reddito entro la quale l’imposta dovuta è pari a zero) e si avvierebbe un’armonizzazione delle detrazioni (i pensionati non pagheranno tasse fino a 8.500 euro, gli autonomi fino a 5.500, i lavoratori fino a 8.174 euro).

Nessun commento:

Posta un commento