La Sinistra politica italiana, il Pd, lo sappiamo tutti, naviga in questa fase politica in acque non proprio favorevoli.
Tanti osservatori, non solamente italiani, ritengono che le imminenti assise congressuali possano diventare l'ennesima «occasione mancata». Persino la tempistica congressuale sa di pasticcio che in via di fatto sta -o ha già- ribaltato il rapporto pensiero-azione, relegando sullo sfondo la discussione democratica su idee, progetti, profilo e linea politica del partito.
In attesa che si possa conoscere il pensiero ed il ruolo della Sinistra in una società del terzo millennio, sono per intanto le azioni a prevalere, cioè i comportamenti, le alleanze e le dichiarazioni da campagna elettorale di chi si contende la leadership del partito.
E anche su questo non chiaro orizzonte i segnali sono ed appaiono tutt’altro che incoraggianti. Soprattutto nelle regioni meridionali, in Sicilia, dove emerge netta la sensazione che il congresso si risolverà con un’autoriproduzione del ceto politico locale, inadeguato e (in più casi) privo della cultura della "Sinistra".
Tutto ciò è grave perché, lo constatano i giornali, sui territori il partito nazionale da molti anni, da ben oltre la guida (non guida) di Letta, ha ceduto ampie e discrezionali quote di sovranità politica e personale della propria rappresentanza. Addirittura in Campania e in Puglia non esiste la linea nazionale, ma quella personale dei rispettivi presidenti di regione.
(Segue)
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