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domenica 29 gennaio 2023

Curiosità nel e dal mondo

 In attesa dell'Unità d'Italia (2)

Tavola diffusa dal Corriere della Sera

La “questione meridionale”, quella che da oltre centocinquant'anni tutti i governi hanno -vanamente- provato  di affrontare, è per l'ennesima volta parte rilevante, anzi un punto centrale del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha destinato il 40% delle risorse per finanziare riforme e interventi per tutte le 8 regioni del Sud. 

Vistoso è sempre stato e lo è tutt'oggi il gap -che anzi si è aggravato- rispetto al Nord per quanto riguarda mercato del lavoro e chance occupazionali. Apparirà incredibile ma «Dal 2000 in poi si registrano circa 3 occupati ogni 10 in meno nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord (25-34 anni). 

 L’intero Mezzogiorno (tranne piccole oasi) presenta tassi di occupazione giovanile molto inferiori alla media come evidenzia la tavoletta. Se la fase più critica per l’occupazione si è vista tra il 2008 e il 2013 — periodo in cui in Italia, nella fascia d’età 15-64 anni, si passa da 22,6 milioni di occupati a 21,4 milioni con una perdita concentrata nel Mezzogiorno (626mila; 51,1%) — va detto che la leggera crescita dal 2014 è poi crollata inseguito alla pandemia

 Sta scritto: «Ad aprile 2021, al netto della stagionalità, il numero di occupati (22,34 milioni) resta inferiore del 3,5% (814mila unità) rispetto al febbraio 2020». L’Istat ricorda ancora come il Sud paghi la diffusione del lavoro atipico o non standard e quindi del lavoro nero. Preoccupa anche il futuro dei territori e delle nuove generazioni. Nel 2021 in Italia risultano occupati 7 giovani su 10, che salgono a circa 8 su 10 nel Centro-Nord (82,4% al Nord e 74% nel Centro Italia) mentre calano a circa 5 nel Mezzogiorno.

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