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martedì 31 gennaio 2023

Curiosità nel e dal mondo

 In attesa dell'Unità d'Italia (4) 

Stiamo procedendo sulla base di un recente studio diffuso dall'Istat.

Il Sud Italia possiede infrastrutture di trasporto inferiori per qualità e quantità rispetto al Nord. 

 Evidenzia l’Istat: «La densità della rete ferroviaria è nettamente più bassa, soprattutto nell’alta velocità (0,15 Km ogni 100 Km2 di superficie; 0,8 al Nord; 0,56 al Centro)». 

 Negli ultimi decenni l’ampliamento è stato modesto (+0,3% contro +7,1% del Centro-Nord) mentre è aumentato il gap qualitativo (58,2% di rete elettrificata; 79,3% del Centro-Nord).

 In materia di strade intercomunali l'Istat non si intrattiene a sufficienza. Noi di Contessa E. però abbiamo l'obbligo di soffermarci. Ci pare che possiamo affermare senza rischio di smentita che -sostanzialmente- non possediamo una vera rete stradale sul nostro territorio: la Fondo Valle Palermo-Sciacca  per noi ha significato solo quasi esclusivamente per raggiungere il capoluogo; per il resto del territorio siamo fermi, o quasi, alle trazzere e alle strade provinciali che definire "s-c-a-s-s-a-t-e" è poco. Pochi dei residenti possediamo automobili che restino in buone condizioni per lungo tempo, stante  che devono percorrere strade provinciali (e, peggio ancora, ex-consorziali) che addirittura sfigurano rispetto a ciò che resta delle storiche regie trazzere, quelle fatte curare l'ultima volta dai Borboni.

 I servizi essenziali?

 «L’obsolescenza delle reti idriche — spiega l’Istat — è un fattore critico data la sempre più grave siccità che interessa il Paese. Nel Meridione spesso si registrano perdite per circa la metà dell’acqua per uso civile. Livelli di inefficienza superiori alla media caratterizzano tre quarti delle province del Mezzogiorno (1/4 nel Centro-Nord)».

Nel Mezzogiorno mancano adeguati servizi per l’infanzia. Nonostante l’offerta di nidi e asili nido sia in crescita su tutto il territorio nazionale, i gap restano significativi. «Due terzi dei bambini (0-3 anni) nel Mezzogiorno vive in contesti con livelli di offerta inferiori agli standard nazionali e il 17,8% in zone con una dotazione molto bassa o nulla (5,3% nel Centro-Nord)», aggiungono da Istat. Nel livello più critico, spesso risultano serviti meno di un terzo dei Comuni: è il caso delle 5 province calabresi; di tutta la Sardegna (eccetto Cagliari), di Caltanissetta e Potenza. Fra le 10 maggiori città italiane, solo quelle meridionali si collocano ampiamente sotto la quota dei 30 posti ogni 100 bambini minori di 3 anni. E' bene evidenziare su questo tema, che Contessa E. possiede l'offerta che soddisfa -per quanto ci viene riferito- l'utenza.

 Nel dettaglio: Catania (6,8); Palermo (11,8); Napoli (12,8); Bari (16,3). Firenze (49,4) è la città con l’offerta più ampia, cui seguono: Bologna (47,6); Roma (47,1); Torino (40,7); Genova (37,9); Milano (37,8).

Sanità.

Sul fronte della sanità i giornali forse da sempre scrivono di emigrazione ospedaliera da Sud a Nord. Tra le ragioni c'è la bassa spesa sanitaria, che in Italia continua a essere inferiore alla media Europea. Situazione che per l’Istat ha prodotto una “contrazione del sistema sanitario”, più accentuata nel Mezzogiorno dove il finanziamento pubblico è più basso. 

 Nel 2018, le regioni con una spesa pubblica per abitante superiore alla media nazionale (1.911 euro/ab.) erano quasi tutte del Centro-Nord con Calabria (1.705) e Campania (1.783) nelle posizioni di coda

 «Nel Mezzogiorno soprattutto in alcune regioni coinvolte dai Piani di Rientro (6 su 7 in questa ripartizione) la contrazione della spesa pubblica ha inciso negativamente sui Lea (Livelli essenziali di assistenza). Non stupisce quindi la diffusa “emigrazione sanitaria”: i ricoveri extra-regionali sono il 9,6% di quelli interni (6,2% nel Centro-Nord). In oltre 1 Provincia su 5 (21,1%; 7,2% nel Centro-Nord) tale mobilità sanitaria è molto intensa», sostiene l’Istat.


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