Dopo decenni e decenni di omertà in tanti, nella cittadina del trapanese, pare che stiano per ritrovare la memoria. Agli investigatori stanno -via via- a raccontando i loro rapporti, le frequentazioni, gli incontri, a volte occasionali, con il boss mafioso Matteo Messina Denaro.
Gli inquirenti davanti alla robusta sfilata di testimoni, tra Palermo, Campobello, Trapani, che si muovono probabilmente angosciati dal timore di finire tra i sospettati di collusioni e connivenze con il padrino di Castelvetrano, cominciano a studiare la rete di relazioni con il supporto di gente nemmeno convocata.
Tanta gente, onde prevenire conseguenze spiacevoli che potrerbbero sortire dalle agende con numeri di telefoni e telefonini appartenenti al bosse, sta anticipando le mosse degli investigatori e pare che stiano parlando.
Nei covi di Matteo Messina Denaro sono state rinvenute oltre ad agende con numeri telefonici altre carte d’identità intestate a prestanomi, che il boss avrebbe utilizzato per coprire la latitanza: secondo le notizie di stampa risulterebbero cinque in tutto.
Si presentano alle forze dell'ordine, in linea generale, pazienti che Messina Denaro ha incontrato alla clinica Maddalena in cui è stato arrestato il 16 gennaio e con cui il boss faceva la chemio (condividevano una chat con lui), cittadini che l’avevano incontrato in un negozio, ristoratori, il concessionario che gli ha venduto l’auto e pure una donna che ha sostenuto di aver stretto con il padrino una relazione amorosa di qualche mese non sospettando che il suo amante fosse il ricercato italiano numero uno.
Nessun commento:
Posta un commento