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martedì 10 gennaio 2023

Leonardo Sciascia. Giustizia come ossessione

 L'8 gennaio 1921 è nato Leonardo Sciascia (scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, poeta, politico, critico d'arte e insegnante). Il personaggio è di quelli da non dimenticare. Nel suo nome è stata fondata l'Associazione Amici di Leonardo Sciascia la cui finalità statutaria è di stimolare la lettura, la conoscenza e la ricerca relative al pensiero e all'opera dello scrittore siciliano.

 Fra i temi cari a Leonardo Sciascia era quello della giustizia, settore istituzionale e sociale di enorme importanza nelle società di tutti i tempi. Sulla giustizia egli ha svolto riflessioni che sono tuttora pietra di paragone e di confronto nelle riflessioni del vivere sociale.

  Da uno dei Quaderni  curati dell'Associazione Amici di  "Leonardo Sciascia" ci piace estrapolare una novelletta tratta da Viaggio in Alamagna  di Francesco Vettori, cronaca di un viaggio e della permanenza dell'autore nell'anno 1507 a Costanza, per il Concilio indettovi dall'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo.

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Erano alla corte dell'Imperatore due piemontesi, e' quali cercavano la investitura d'un castello e per questo piativano insieme. L'uno si chiamava Simon da Chieri, l'altro Ioan Polo da Casale e, come interviene, per questa lite erano diventati inimici mortali. E considerando Simone che Ioan Polo aveva migliore ragione, e gli pareva ancora fussi più favorito, deliberò provare se con uno scellerato disegno lo poteva mettere in ruina. E sappiendo  che Ioan teneva per ragazzo  un fiammingo d'età d'anni quindici, un giorno che passava  per la via lo chiamò  et, avvedutosi nel parlare ch'el fanciullo non era molto bene contento del patrone, li disse che se lui voleva accusare alla iustizia , per un caso che lui gli direbbe, il patrone, lo farebbe per sempre ricco; e li donò per arra due fiorini.

Erano alla corte dell'Imperatore due piemontesi, e' quali cercavano la investitura d'un castello e per questo piativano insieme. L'uno si chiamava Simon da Chieri, l'altro Ioan Polo da Casale e, come interviene, per questa lite erano diventati inimici mortali. E considerando Simone che Ioan Polo aveva migliore ragione, e gli pareva ancora fussi più favorito, deliberò provare se con uno scellerato disegno lo poteva mettere in ruina. E sappiendo  che Ioan teneva per ragazzo  un fiammingo d'età d'anni quindici, un giorno che passava  per la via lo chiamò  et, avvedutosi nel parlare ch'el fanciullo non era molto bene contento del patrone, li disse che se lui voleva accusare alla iustizia , per un caso che lui gli direbbe, il patrone, lo farebbe per sempre ricco; e li donò per arra due fiorini.

 Il fanciullo, di natura maligno,volendo male a Ioan Polo, incitato da' doni et offerte, gli promesse  fare quello che voleva. E Simone disse che accuserebbe Ioan Polo per soddomito e che lui et il patrone sarebbono presi; e li ordinò quello dovessi dire, e li messe cuore che non dubitassi per minacce o spaventi li fussino fatti, ma sempre dicessi il medesimo, e questo era il modo a vendicarsi del patrone e diventare ricco.

 Il fanciullo che non sapeva cosa fussi soddomia né come in quel paese tal vizio fussi punito, rimase d'accordo di fare quello che Simone li ordinava; onde lui accusò Ioan Polo al borgomastro, secondo era convenuto col ragazzo. Et esaminando  Ioan Polo, che era innocente , trovò che audacemente negava.  Ma il ragazzo subito confessò  e dette tante conietture e verisimili, aspettando minacce  et battiture, che Ioan Polo fu messo alla tortura. La quale e' Tedeschi  danno in questo modo  che distendano uno uomo  in su uno desco, e poi li legono le gambe e le braccia, e tirano a lieva, come si fa a caricare una balestra.  Et è questo sì gran tormento, che nessuno vi può reggere : sì che Ioan Polo, vinto dalla passione, confessò tutto quello che diceva il ragazzo, ancora che non fussi vero. Et però furono sentenziati al fuoco  lui et il fanciullo, secondo il costume del paese.

 Era in quel tempo oratore appresso lo Imperatore il re Federigo di Napoli messer Francesco de' Monti , famoso iureconsulto et uomo molto da bene  e prudente  nelle cose del mondo. E trovandosi in Ispruc  et avendo amicizia  con Ioan Polo, teneva  per certo che lui  in questo caso  non avessi colpa. Ma questo vizio  è tanto nel paese  abominabile che non arebbe usato parlarne, nè  raccomandarlo. E la mattina che si doveva fare l'essecuzione, gli occorse che fussi possibile che al fanciullo fussisuto promesso che non morirebbe, e però che lui stessi sì ostinato in accusare Ioan Polo. Et andando dal borgomastro, gli disse il dubbio  che aveva e lo pregò che fussi contento far prima morire il ragazzo; al che il borgomastro acconsentì. Sono menati Ioan Polo  e il fanciullo  al luogo della giustizia. Il borgomastro  ordina che prima  sia arso il ragazzo  il quale, veduto avere a morire contro a quello  che li era suto promessa , ogni cosa per ordine cominciò  a narrare e confessare chi l'aveva indotto a questo e con che arte. Simone, il quale era a cavallo a vedere, subito udite le parole del ragazzo, quanto più presto potè si misse in fuga. Ioan Polo fu libero  et il fanciullo fu arso, ancora che fussi  giovane, perché il borgomastro  non volle che alcuno pigliassi  essemplo  di calunniare il patrone  a torto. E Ioan Polo di poi, sendo libero, intra pochi giorni ottenne la sua sentenza".

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