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venerdì 31 gennaio 2025

La vicenda umana

Dalla Storia alla politica di ogni giorno

 Non bisogna essere anziani e nemmeno professori di università per cogliere che stiamo vivendo anni innovativi ( tranquillamente, possiamo dire anni rivoluzionari) in cui scompaiono, tramontano abitudini consolidate lasciateci dai nostri padri, in cui scompaiono canoni politici  che da sempre esigevano serietà e coerenza di linea politica da chi si impegnava nella vita pubblica. Anni -i nostri- che vedono crollare riferimenti culturali e pure riferimenti etici che fino a pochi anni fa tratteggiavano e davano fisionomia alla nostra terra e alla nostra società.

 Certamente molte innovazioni scientifiche e tecnologiche, inimmaginabili fino a pochi anni fa, ci stanno consentendo di migliorare di molto il nostro vivere. I cambiamenti si succedono vertiginosamente e non sta cambiando solamente il mondo fisico che ci sta attorno (sebbene nulla o poco  di ciò’ capita nelle aree entro cui sta la nostra Contessa Entellina), ma sta cambiando, anzi è già cambiata, la psicologia è la stessa antropologia delle nuove generazioni, dei nostri figli.

 La generazione che oggi caratterizza la società deve -ovviamente- prendere atto, consapevolezza, e deve avere memoria del percorso fatto fin qui. Chi ha un po’ di anni deve volgere lo sguardo all’indietro e provare a cogliere chi eravamo e come eravamo noi di Contessa quella notte in cui ci siamo ritrovati impotenti, impauriti e smarriti a causa di un sisma che ci mise nel mezzo della notte al freddo, con oltre mezzo metro di neve che ricopriva lo spiazzo Greco, terrorizzati anche perché nessuno di noi sapeva che esistevano, già  allora, le case antisismiche. Proprio perché siamo nel mezzo di un quadro umano, oggi minacciato da catastrofi prodotte in più casi dagli stessi uomini (stiamo pensando alle tante guerre in giro per il pianeta e ai disastri ambientali/ecologici/antropici che Trump disconosce) è bene che tutti prendiamo consapevolezza e memoria del percorso finora compiuto dalle nostre società e ci attrezziamo a sopravvivere ad ogni evenienza, che sarebbe bene evitare possedendo consapevolezza del futuro che ci attende.

 Sul blog ci soffermeremo sul passato, sui tempi trascorsi, nella convinzione che la memoria del passato (=la Storia) serva a mettere i fatti in prospettiva e nei limiti del possibile ci fornisca dei punti di orientamento su un mondo nuovo che, con noi o senza di noi, comunque arriverà, o forse e’ già arrivato, ma comunque che vorremmo fosse più solidale di quanto verosimilmente lo immagina il Presidente Trump.

 Sul blog continueremo a scavare sul passato storico, ma ci proponiamo congiuntamente di valutare, giudicare, riflettere. Siamo esseri umani perché desideriamo che il nostro futuro sia migliore del passato. Siamo esseri umani perché in una realtà solidale il nostro futuro non dipenda solamente dalle presunte brave persone, da quelle che frequentemente riteniamo, errando, in gamba e poi a cose fatte magari scopriamo che inseguono gli affari propri.  Da cittadini tutti siamo chiamati ad applicare le regole della democrazia ed ogni scelta che coinvolga la società dobbiamo esigere che venga affrontata dalla società attraverso le regole della democrazia. Serve quindi l’attenzione e, meglio, la partecipazione alla vita pubblica.

 Riteniamo che il futuro, obbligato per quanto possa essere dalle varie circostanze del tempo passato, dobbiamo tutti poterlo metterlo in prospettiva, poterne fissare gli obiettivi. Dobbiamo saperne individuare le cause e guidarne gli effetti perché esso sia migliore del passato. Tutto ciò avviene avvicinandosi ai problemi collettivi, alle soluzioni della politica. 

  La politica, e’ bene saperlo, non è matematica che fornisce una sola soluzione. La politica finora fornisce soluzioni buone per chi alla politica si dedica con le proprie visioni. Le visioni di ciascun essere umano sono differenti e per farle conciliare si partecipa alla vita politica. La politica è sede di confronto e -alla fine- di decisione. Si porta avanti quella che è la linea politica della maggioranza. 

  Cosi’ funziona la democrazia. Alla minoranza compete segnalare, denunciare le falle di chi sbaglia la guida. Governare e/o amministrare d'altronde, non significa comandare bensì guidare secondo un principio o un programma, esercitando il potere politico, amministrativo o spirituale su un paese, un territorio, una comunità.

giovedì 30 gennaio 2025

La vicenda umana

Capire il mondo 

Francesco Petrarcascrittore, poeta, filosofo

  Da un testo di Francesco Petrarca, peraltro scritto in latino, un amico ha estrapolato e tradotto per il blog la seguente frase, usata in un libro da Corrado Augias:

Io dunque, che non sono privo di motivi d’afflizione né sono aiutato dalla consolazione dell’ignoranza, trovandomi quasi al confine tra due popoli volgo lo sguardo nello stesso tempo al passato e al futuro. 

La Scienza è la materia che studia i
fenomeni naturali
, cioè tutti i fatti
che accadono intorno a noi e che
possono essere percepiti con i
sensi, come la caduta di un sasso,
la comparsa dell'arcobaleno e
la nascita di una pianta.


Le politiche sociali hanno le loro radici
storiche nella cultura cristiana ed in quella
della mutualità, della cooperazione sociale
 e dei diritti propri della sinistra
. Si ispirano
agli art. 1-3-32 della nostra Costituzione.


Commentando la frase -con l’amico- abbiamo convenuto che queste brevi righe si adattano perfettamente al nostro mondo, al terzo millennio di noi popoli occidentali. Petrarca si sentiva di vivere fra due popoli per sottolineare  i cambiamenti sociali, politici ed in qualche modo tecnici che vedeva prendere forma nei suoi anni medievali (1304-1374).

  Petrarca leggeva nel futuro motivi e ragioni di pessimismo, pur non ignorando che rispetto al tempo trascorso, lontano e vicino, qualcosa in meglio era accaduto. La frase di sette secoli fa in un certo senso potremmo farla nostra, noi cittadini del terzo millennio. Pure noi stiamo attraversando due epoche, due modi di pensare e di vivere che, seppure in situazioni di aperture e aspettative perseguibili  non mancano motivi di pessimismo a cominciare da guerre fra popoli europei che dovrebbero entrambi essere civili, da immani danni che arrechiamo al pianeta sul piano ecologico e che, addirittura, vengono negati dal neo presidente di uno dei grandi paesi che riteniamo civile ed avanzato scientificamente e culturalmente.

  In questi primi decenni del terzo millennio, lo possiamo notare persino nelle nostre piccole realtà dell’interno siciliano, vanno scomparendo abitudini e pratiche, più che consolidate, e persino riferimenti politici e religiosi, comportamenti etici e culturali. L’amico che, in un certo senso, ha ispirato questo testo che riporto sul blog, arriva a sostenere che è cambiata, sta rapidamente cambiando la psicologia della gente. L’onda barbarica, continua l’amico, e’ arrivata al punto che uomini pubblici a cui nelle urne, puo’ accadere di avergli dato il voto perché sembrava proporre impegno sociale, di essere di sinistra, progressista, dopo breve tempo -può accadere- che si schieri a destra, e magari  resti in attesa di poter tornare a sinistra  … e poi tornare chissà dove.

  Questo contesto, questo stile di vivere, questo interpretare il ruolo della vita sia privata che pubblica per chi si è formato in anni passati sa di barbaro. Ed effettivamente l’amico chiude la nostra chiacchierata salutandomi, stringendomi la mano e dicendomi: i barbari sono arrivati!

mercoledì 29 gennaio 2025

La vicenda umana

Diario, e …per chi lo desidera sereno scambio di idee 

  Ho molto riflettuto se fosse il caso di riportare sul blog pagine di riflessioni personali. Una sorta di diario con le personali curiosità sul mondo, sulle persone, per arrivare a ragionare sulle vicende che riguardano l’insieme di noi paesani, di noi cittadini del mondo. Lo sto facendo da giorni, e continuerò a farlo per più tempo.

 Conto ovviamente di voler affermare quelli che sono i diritti fondamentali delle persone e, contestualmente, provare a capire perché frequentemente sono negati in più parti del mondo e, purtroppo, pure frequentemente fra noi. Proverò a confrontare la realtà umana di ieri e quella di oggi, senza essere però un nostalgico. Non è d’altronde male evocare i ricordi, anzi, e’ dovere di chi è avanti con gli anni passare  alle nuove generazioni non solo le memorie di vita pubblica, ma sopratutto gli ideali 

di giustizia

di libertà

di tolleranza 

e in generale di cultura sociale e solidale 

che sono stati da sempre alla base dello spirito degli uomini migliori, quelli definiti di volta in volta progressisti, di sinistra, socialisti, democratici, curiosi, solidali.

 Cosa sta alla base del prossimo percorso del blog ? 

==la fiducia nel progresso scientifico 

==la diffusione delle conoscenze,

==il mondo attuale,  con i tanti, troppi, difetti, che comunque e’ migliore di quello attraversato dai nostri padri e dai nostri nonni che, fra l’altro, sono stati chiamati a combattere persino guerre in cui non credevano.

martedì 28 gennaio 2025

La senatrice a vita Segre: “studiate la Storia”

 «Studiare la storia, studiare la geografia e staccarsi dal telefonino. Queste tre semplicissime cose. Studiare la storia, studiare la geografia e staccarsi il più possibile dalla terza mano che avete in tasca e che è il telefonino». 

 Lo ha detto la senatrice Liliana Segre, intervenendo al Quirinale per la celebrazione del «Giorno della Memoria», alla presenza tra gli altri del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rispondendo a un giovane che le ha chiesto cosa suggerisce per aiutare le nuove generazioni nella costruzione di una memoria che sia l'espressione di un mondo che rispetti i principi di dignità e libertà dell'uomo.

Il Primo Periodo Moderno (i secoli XVI-XVII-XVIII)

 I  secoli XVI-XVII-XVIII sono quelli compresi 

fra la scoperta dell'America e la Rivoluzione francese

La scoperta dell'America significò
un cambio senza precedenti per il
mondo occidentale. Lo sviluppo del 
traffico marittimo favorì gli interscambi
umani, economici e culturali tra tutte
 le razze e i continenti, trasformando
i principali porti europei in veri centri
nevralgici di comunicazione



Nei paesi occidentali convenzionalmente si fa risalire la fine del Medio Evo al 1500 circa, tempo in cui si ritiene sia iniziato il "mondo moderno". Questo modo di classificazione lo si fa risalire al Rinascimento, epoca in cui gli umanisti concepirono il termine "medium aevum" per descrivere quello che essi ritenevano fosse stato un periodo di oscurità, compreso fra il declino di Roma e il loro tempo.

Per fissare quell'inizio del periodo moderno, nel Settecento emersero tanti punti di vista, discordi fra loro. Alcuni per l'inizio della modernità  indicavano il 1453, anno della caduta di Costantinopoli, definita la seconda Roma, in virtù del fatto che l'esodo degli studiosi di cultura greca lasciarono la città del Bosforo e arrivando in Italia stimolarono la nascita del Rinascimento. Altri proponevano invece il 1492, anno della scoperta dell'America ad opera di Colombo, ma anche della conquista del regno musulmano di Granada da parte dei cristiani. 

Molti intellettuali preferirono parlare, inizialmente, di nuova era rifacendosi a nuovi processi tecnologici. 1) invenzione della stampa, 2) uso della polvere da sparo 3) introduzione della bussola, strumento questo che rese possibile la scoperta dell'America ad opera di Colombo.

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Quando nel 1792 scoppiò la Rivoluzione francese tutti pensarono che si fosse arrivati ad una nuova era (sia nei suoi aspetti positivi che negativi). Quell'evento, stando a quanto ci riportano i rivoluzionari di allora, servì a ridefinire, appunto, il concetto di rivoluzione (termine che fino ad allora significava ritorno ad una situazione precedente) attribuendogli il significato di cambiamento irreversibile. L'era contemporanea che inizia con quella rivoluzione fu introdotta da un nuovo calendario che indicava il 1792 come "Anno Primo"


2025. Fra attualità e rievocazioni

Contessa Entellina - 8 settembre 1923 -Dopo la funzione
di rito orientale l’Arcivescovo Greco Mons. Giuseppe Schiro’
esce dalla Chiesa accompagnato dalle musiche e dal popolo.

Il tempo che scorre
Osservando la foto che ci è stata regalata anni fa da un americano in visita a Contessa e che l’aveva avuta trasmessa da suo nonno, persona nata e in parte vissuta a fine ottocento e primi decenni del Novecento qui, nel nostro paese di Contessa Entellina e poi, negli anni venti, emigrata negli USA.
La foto riprende la tradizionale processione che il giorno dell’8 settembre il clero ed i fedeli della ritualità bizantina effettuano nella Chiesa di ritualità romana, per celebrare la ricorrenza della giornata.
Era il 1923 e Contessa Entellina era già reduce dai grandi flussi migratori verso gli Stati Uniti iniziati subito dopo l’Unita’ d’Italia, nel 1860, e proseguita per tutta la metà dell’Ottocento. Il flusso si accelero’, consistentemente persino con migrazioni clandestine e repentine, dal 1884, dopo l’insediamento del governo di Crispi il cui fine iniziale fu di reprimere con lo stato d’assedio ed arresti di massa di centinaia di contadini che partecipavano e tenevano vive le rivendicazioni dei Fasci Siciliani, che a Contessa Entellina erano guidate anche, fra altri, dall’allora giovane don Ciccio LoJacono. Questi, nel corso dei primi decenni del Novecento sarà, verrà eletto, primo sindaco socialista di Contessa, e però verrà rimosso dal ruolo e dal mandato elettorale con l’instaurazione del regime fascista.

   La foto che risale proprio a mesi dopo l’instaurazione del regime fascista mi è stata regalata da un americano, nipote di un collaboratore dell’allora  sindaco Don Ciccio LoIacono, in visita a Contessa due anni fa. Egli mi ha raccontato ciò che dal nonno e dal padre ha saputo sul movimento dei Fasci Siciliani e sul ruolo del sindaco don Ciccio, costretto a lasciare la funzione di sindaco a causa dell’insediamento del regime fascista, ragione questa che indusse suo nonno ad emigrare.
   Al giovane americano che mi ha donato la foto, una copia dell’originale, che il nonno gli aveva trasmesso, ho fatto visitare in quell’occasione la Chiesa della Favara e ho spiegato perché il suo antenato, come tutti i contessioti, conservava a modo di cimelio quella testimonianza di tradizione, a sfondo religiosa, dovuta alla presenza  locale di due letture o ritualità, entrambe cattoliche, della religiosità cristiana.


lunedì 27 gennaio 2025

Un testo di Enzo Biagi: Anna Frank

 Il 6 luglio del 1942 cominciava la storia di Anna Frank: il signor Otto e la sua famiglia si facevano

murare nel lucernario di un palazzo di Amsterdam. A Francoforte andai una sera a vedere la casa dove Anna era cresciuta. Nel giardinetto c’era un’ortensia sfiorita. Diedi un’occhiata ai campanelli e vi lessi un solo nome: Eugen Bachle. Non volli disturbarlo. La strada era quasi buia, deserta. Su questo marciapiede, pensavo, la bambina, Anna Frank  correva con le piccole amiche. Da questo cancello uscì per fuggire in Olanda.

Il signor Otto Frank era un ebreo tedesco, colto e benestante, che nel 1933, quando Hitler salì al potere, andò con la moglie e le due bambine, Margot e Anna, a cercare un rifugio e un futuro in Olanda. Poi la guerra e le persecuzioni si estesero in tutta l’Europa. “I bei tempi”, scrive Anna, “sono finiti”. Del suo Diario, che con qualche fotografia e la sola cosa che ci è rimasta di questa adolescente sensibile, e in cinquanta lingue.

Nella soffitta, a cui si arriva per ripide scale, non è rimasto quasi nulla che ricordi la volontaria prigionia del commerciante Frank, del suo ex socio Van Daan, della moglie e del figlio Peter e di un loro amico, il dentista Albert Dussel. Soltanto una cartina  sulla quale venivano segnati i progressi delle truppe alleate, e alle pareti i ritagli delle riviste  che gli impiegati del signor Otto Frank e le dattilografe, Miep ed Elly, riuscivano a raccattare. 

Figure di quel tempo: Deanna Durban, Shirley Temple, Ginger Rogers, attrici, la riproduzione di un disegno di Leonardo, l’istantanea di alcuni bambini che mangiano fragole.

Dalla stanzetta di Peter van Daan, il primo amore, il primo innocente bacio di Anna, si vedono un albero carico di fiori gialli ed un ippocastano dalle tenere foglie verdi.

Anna racconta quell’emozione: “Egli venne verso di me, io gli gettai le braccia al collo e gli diedi un bacio sulla guancia sinistra… Storditi, ci stringemmo l’uno accanto all’altro come se non dovessimo smettere mai”.

Quella volontaria prigionia e’ durissima; per l’ambiente ristretto, per la coabitazione che esaspera i caratteri e i contrasti, per la paura della fine. Anna confida ai suoi quaderni l’angoscia: “Stanno arrestando a gruppi tutti i nostri amici ebrei. La Gestapo e’ tutt’altro che rispettosa con questa gente; li trasportano su un carro di bestiame a Westerbrok, il grande campo della Dreute. Secondo noi li ammazzano quasi tutti. La radio inglese  dice che li gassano. Forse è il metodo più spiccio per morire”.

Anna studia francese, legge libri di storia, sogna. Ma la fine della guerra  appare “terribilmente lontana, irreale, favolosa”.

Gli anglo-americani sbarcano in Normandia; attentano al Fuhrer: c’è da essere ottimisti. Anna ha appena compiuto quindici anni, ed è felice. Ma arrivano le SS: c’è stata una spia. Si salverà soltanto il signor Otto. Anna e Margot muoiono a Bergen Belsen nella primavera del 1945, di tifo, la signora  Frank sparisce ad Auschwitz. Non si salvano né i Van Daan né il dentista Dussel.

Si legge nelle pagine di Anna: “Se nonostante le nostre sofferenze restano ancora degli ebrei, vuol dire che un giorno, invece di essere proscritti, saranno presi ad esempio”.

                                    Enzo Biagi

2025. Fra attualità e rievocazioni

 Un paese di anziani 

Nella società italiana, e lo abbiamo colto pure noi che abitiamo a Contessa E., stiamo assistendo ad un fenomeno che sta caratterizzando i nostri giorni, qualcuno arriva a parlare di fenomeno epocale. La vita media si è allungata come, probabilmente, mai avvenuto prima.

I centenari al gennaio 2024 erano, secondo l’Istat, 22.552. La maggior parte erano donne. Al contempo la popolazione ultrasessantacinquenne ammontava a 14 milioni 177mila individui al 1° gennaio 2023, e costituiva il 24,1 per cento della popolazione totale. Tra le persone ultraottantenni, si rilevava un incremento, che li portava a 4 milioni 530mila e a rappresentare il 7,7 per cento della popolazione totale.

Questa accelerazione nella durata della vita ovviamente non può che rallegrarci, e’ segno che la sfida umana per migliorare l’esistenza, grazie alle condizioni igieniche e alimentari e sopratutto ai progressi della medicina (vaccini, antibiotici, etc.), sta dando i suoi frutti, anche se c’è chi evidenzia l’incremento delle persone affette da disabilità e demenza.

Per molti osservatori del fenomeno l’impegno ai nostri giorni oltre che dedicato al vivere di più deve essere quello di vivere meglio. E qualche segnale per la verità si coglie. Le riviste mediche periodicamente evidenziano che ormai si coglie in molti casi il miglioramento delle facoltà cognitive rispetto a venti  o trent’anni fa. Circostanza che sicuramente dipende dallo stile di vita più attivo e dai farmaci in grado di migliorare la salute cardiovascolare. I medici generalmente sollecitano tutti a mantenere la mente in esercizio (leggere, scrivere, incuriosirsi, discutere …giocare). 

Forse è stato per quest’ultima raccomandazione che abbiamo deciso di prolungare le pubblicazioni sul blog.  E’ scontato che la vecchiaia non la si può prevenire, però ciascuno di noi può e deve tendere a riempirla di vita. Ciascuno secondo le proprie inclinazioni.

 

Il blog

  Avevamo deciso, ci eravamo convinti che la stagione del blog fosse arrivata al capolinea, per sopraggiunte incombenze in capo al curatore; incombenze che lo avrebbero distratto dal curare e aggiornare le pagine. Eventi familiari lo avevano spinto inoltre a pensare in quel senso. 

  Dal momento che  stiamo continuando a scrivere per esso, per il blog, e dal momento che esso è diventato una sorta di diario dove riportare riflessioni, fatti e auspici, che vorremmo non siano solamente personali del curatore ma comuni a tanti, ri-confermiamo la volontà di proseguire a riflettere e ove possibile a dialogare e confrontarci con chi lo desideri e voglia usare queste stesse pagine.

   Verosimilmente i testi, come peraltro capita da più  tempo, non saranno centrati solamente sulla realtà  locale,  e però avranno sempre e comunque valenza generale per il vivere dei nostri giorni. E però, ancora, gli spunti al curatore e ai collaboratori verranno sempre dal vivere in questa area di Sicilia priva di tanti servizi che sarebbero opportuni e priva sopratutto di viabilità esterna da terzo millennio.

domenica 26 gennaio 2025

La domenica serve anche per riflettere

 La cultura pagana ed il primo Cristianesimo

 A cominciare dal secondo secolo cominciano a cogliersi le prime reazioni del mondo pagano nei confronti dei cristiani. Reazioni provenienti non tanto da gente poco informata e persino ignorante e nemmeno provvedimenti diffidenti degli ambienti rappresentativi della società del tempo.

Le lettere che formano la parola “pesce”
in greco, quando scritte in maiuscolo
(ΙΧΘΥΣ), formano un acronimo con
le iniziali dell’espressione “Iēsous
Christos Theou Yios Sōtēr“, che
significa
“Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore” 





La storiografia ci informa del filosofo Epitteto ( stoico-cinico) che critica coloro che definisce i “Galilei” per il loro atteggiamento rispetto alla morte che, seppure ispirata a libertà e coraggio, non gli sembra né basata su presupposti razionali né moralmente convincente. A concorrere nella critica al nascente Cristianesimo e’ diffusamente l’aristocrazia romana con Plinio, Tacito, Svetonio ed altri che sottolineano  l’incompatibilità della nuova fede  con i principi sacri della tradizione e cultura romana. Per loro si e’ in presenza di una superstizione che al pari della religione giudaica punta a disprezzare gli dei nazionali dell’Impero. Altro punto di attacco nei confronti della nuova religiosità cristiana è che essa disprezza gli dei nazionali, i suoi aderenti non partecipano alla vita pubblica e si caratterizza con aspetti di intolleranza e fanatismo. Altra accusa è che il Cristianesimo, al contrario della religione giudaica, non può nemmeno vantarsi di affondare nell’antichità storica come l’ebraismo,  né comunque possedeva una rispettabilità.

 Queste iniziali reazioni della cultura pagana diffuse nei territori dell’Impero romano non provocano -ancora- comunque quelle che saranno le “persecuzioni”. La diffusione del Cristianesimo di fatto puntava a mutare profondamente i tradizionali parametri  etici e concettuali sulla spinta di nuove priorità morali. E le reazioni, vedremo, che non tarderanno ad arrivare.

= = = = = 

Una riflessione dei nostri giorni

Philippe Baud sacerdote fondatore del centro cattolico di studi di Losanna

Maxime Egger diacono, direttore della casa editrice ortodossa Le sel de là Terre

 Ritenendo di trovarsi addossati all’oceano e agli abissi, gli abitanti del vecchio continente europeo hanno a lungo pensato di trovarsi a occidente di tutti i mondi. Buone o cattive, le notizie non potevano perciò arrivare che dall’Oriente. Una piccola città sulle rive del Tevere, dalla quale partivano ogni anno le legioni alla conquista di nuove province, si era ingrandita fino a diventare la capitale di un immenso impero. Ma, da Roma, si continuava a guardare ad Atene e, oltre, e verso quelle regioni favolose e remote - e cioè l’Oriente-, di cui i guerrieri di Alessandro avevano rivelato la presenza e riportato fuggevoli visioni.

 Tuttavia la Buona Novella, che avrebbe sorpreso l’Impero all’apice della sua gloria, vi arrivò da Gerusalemme o, più precisamente, da Nazaret e quindi non proprio dall’Oriente o, per lo meno, non da quell’Oriente che è frutto delle nostre fantasie. Da qui, animato dal fuoco della Pentecoste, il seme del Vangelo si sparse con una velocità folgorante lungo tutto il Mediterraneo, percorrendo le strade  e varcando confini e mettendo a rischio l’ incolumità di coloro che lo portavano non nei loro bagagli, che erano quasi vuoti, ma sulle loro labbra e nel loro cuore. Erano di una fede così assoluta nel Vangelo e di una povertà così disarmante - nel senso vero e proprio della parola-  che il potere dei Cesari divinizzati si sentì minacciato nelle sue stesse fondamenta. Cerco’ di liberarsene con la persecuzione ma, in tempi brevi, fu costretto a cedere. Preoccupato dell’unità del proprio regno e, secondo la leggenda, “convertito” dalla visione di una spada  vittoriosa che gli  comparve sotto la forma di una croce di luce nel cielo, Costantino propose di unirsi al cristianesimo  nascente. Si trattò certamente di un ricchissimo connubio, celebrato Urbi et Orbi (=per la città di Roma e per tutto il mondo) come una vittoria della fede: l’impero diventava la Chiesa e la Chiesa, per molti secoli, imperiale. Tutto ciò portò sicuramente benefici e onori, ma anche deficienze e ambiguità di cui ne’ la Chiesa cattolica ne’ le Chiese ortodosse si sono oggi totalmente liberate.


sabato 25 gennaio 2025

Ricordi che da generazioni in generazioni andranno smarriti

 La semina del grano… ciclicità della vita

Ciclicità della vita, ciclicità del tempo

Nella società contadina la vita veniva identificata come processo e sistema in quanto concretamente percepiti. La dinamica della realtà, il suo fluire, erano avvertiti attraverso il ritorno ricorsivo di lune, maree, piogge, fiori, frutti, in un processo continuo in cui si susseguivano principio e fine, morte e vita.
     Dalla constatazione del ripetersi ciclico dei referti concreti (aratura, semina, mietitura…) sorse la prima astratta rappresentazione concettuale del tempo come entità circolare, misurabile mediante gli stessi referti perché da essi stessi scanditi.
      Gli antropologi colgono il procedere del pensiero che consiste nell’applicare il visibile all’invisibile. Ciò che noi rappresentiamo in ore, giorni, settimane, mesi, anni si ripete perché si ripetono i fenomeni concreti che lo ripropongono.

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L’intenzione delle prime pubblicazioni sul Blog, un quindicennio fa, era di cristallizzare, ai fini della memoria, episodi ed immagini umane che via via andavano scorrendo nella storia comunitaria locale, dell’entroterra siciliano, così come scorrono le acque del Belice. Del Belice, non quelle bloccate dalla diga.
Il film delle pagine del blog, sfogliandole dopo quindici anni, al curatote appaiono sequenze di immagini parcellari la cui intelaiatura logica non è più, non gli appare più, quella imposta al tempo del montaggio.
Molti testi, molte foto, oggi probabilmente non le avrebbe appostate sul blog con lo stesso taglio, con lo stesso spirito, datigli allora.

A distanza di tanti anni quei testi e quelle foto, quella selezione di testi e di immagini  appaiono discrasiche rispetto alla realtà attraversata, vissuta, comunitariamente nella nostra ristretta realta’. E però i libri di antropologia, di sociologia, ricordano e ribadiscono che la realtà è un unicum continuum e la sua rappresentazione è necessariamente un discretum.  Leggo ancora su un testo:  In ciascuno di noi costanti sono le strutture logiche che funzionano come meccanismo di base per le osservazioni e la costruzione della rappresentazione; sono variabili le ideologie e i modelli culturali che non sono, come si ritiene, dentro di noi, quasi che la mente fosse un semplice contenitore, ma sono trama e ordito del nostro pensiero, funzionano come un dispositivo  organico agli stessi materiali che elabora.
 Pare che voglia dire che il piano della sostanza e quello della forma dell’espressione, pur possedendo vite autonome, si interrelano al momento delle scelte comunicative.

Lo stato della Giustizia


Riprendiamo il comunicato diffuso dal Consiglio Nazionale Forense.

* * *

 Il Presidente del Consiglio Nazionale Forense Francesco Greco è intervenuto questa mattina alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario presso la Corte di Cassazione. 

Nel suo intervento Greco ha evidenziato le profonde trasformazioni del sistema giudiziario italiano, determinate dalle recenti riforme normative, tra cui la Riforma Cartabia e le disposizioni della legge di bilancio 2025, che hanno introdotto nuove restrizioni per l'accesso alla giustizia, manifestando preoccupazione per la crescente rigidità procedurale, che rischia di allontanare il sistema dai principi costituzionali del giusto processo. 

Un altro tema centrale, sempre nell'ottica del "giusto processo", riguarda l’uso dell’intelligenza artificiale nella giurisdizione, con il rischio che il processo decisionale e motivazionale sia affidato a un algoritmo, piuttosto che alle convinzioni e decisioni del giudice. 

Sul processo civile, ha denunciato l’abuso della trattazione scritta, che ha portato a tribunali vuoti e a un giudice sempre più distante, compromettendo il diritto di difesa e il contraddittorio.

Infine, ha espresso grande preoccupazione per le condizioni carcerarie e l'allarme suicidi, sottolineando l’urgenza di interventi strutturali per garantire la dignità umana dei detenuti e ridurre il ricorso alla detenzione preventiva.

venerdì 24 gennaio 2025

Almasri, il «torturatore» libico accusato di crimini di guerra

 Diritti universali della persona?

 In Italia ne facciamo …. carta straccia


 
Torturatore di Stato, il capo della polizia
giudiziaria libica Najeem Osama Almasri
arrestato a Torino: era allo stadio per Juve-Milan.

È stato portato con un velivolo
del governo di Roma a casa sua.




 

La vicenda del generale libico Najem Osama Almasri, arrestato a Torino — era lì per assistere alla partita Juventus-Milan — ha dell’incredibile.  Sulla base di quanto riferiscono i media era persona inseguita da mandato di cattura della Corte penale internazionale e -incredibilmente- è stato immediatamente liberato sulla base di un cavillo giuridico o (verosimilmente) per una ragione di Stato. «Espulso perché pericoloso» ha spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. 

 I suoi sodali lo hanno accolto in patria come un eroe dopo essere sceso da un aereo di Stato, pagato dai contribuenti italiani.

  La Repubblica italiana ha trasmesso al mondo intero un messaggio secondo cui  si possono commettere i peggiori crimini con la quasi certezza di farla franca. 

  Di fronte a quanto avvenuto, per coerenza, il nostro Paese potrebbe  uscire tranquillamente dall’accordo che ha istituito la Corte Penale internazionale, sottoscritto proprio  a Roma.

  Sulla base di quanto avvenuto, nella sostanza, il nostro Paese ha rivalutato i condannati, autori di massacri e di crimini contro l’umanità, al punto che con un aereo di Stato riporta un criminale a casa sua.  Gli osservatori esteri, e pure nazionali, sottolineano che il comportamento del nostro Governo ha esposto i giudici al ludibrio dei peggiori.  Molti giornalisti scrivono che in quanto Paese  abbiamo dato uno schiaffo storico, un’ingiusta umiliazione, ai tanti interpreti della migliore tradizione giuridica italiana in tema di salvaguardia dei diritti universali: da Giuliano Vassalli ad Antonio Cassese, a Fausto Pocar, che presiedette il tribunale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia.

La vicenda umana,

Valerio Castronovo (1935-2023).
Storico e giornalista,
ha insegnato storia moderna
all’Universita’ di Torino.




 Capire il mondo 
Valerio Castronovostorico

Sono passati più di diecimila anni da quando l’umanità, che fino allora aveva condotto una vita nomade, iniziò a coltivare la terra e a organizzarsi in forme di insediamento stabile. E se, a cominciare dalla seconda metà del diciottesimo secolo, l’agricoltura non e’ più in Europa e negli Stati Uniti la colonna portante dell’economia e dell’occupazione, ha continuato invece a esserlo sino a qualche tempo fa in tante altre parti del mondo. Ai giorni nostri, anche la’ dove aveva conservato un ruolo preminente essa ha ceduto il passo o sta comunque restringendo il proprio ambito, in seguito alla diffusione delle fabbriche e alla moltiplicazione di iniziative commerciali, di istituzioni finanziarie e di strutture amministrative, di servizi pubblici e privati.

  Nel frattempo sono divenuti sempre più intensi e pervasivi  gli effetti dell’ultima rivoluzione tecnologica susseguitesi nel corso della storia: quella determinatasi dall’incorporazione dell’intelligenza artificiale in apparecchiature elettroniche estremamente sofisticate. Tant’è che le società più avanzate si trovano già a vivere un’epoca “post-industriale”, in quanto caratterizzata dall’espansione delle attivit Terziarie, nonché dalla centralità delle conoscenze e delle applicazioni scientifiche.

  Di fatto, mai si era assistito a così rapidi e rilevanti mutamenti di scenario e di prospettiva come quelli avvenuti  nel corso della seconda metà del Novecento. Per la prima volta dall’origine dell’uomo, la maggior parte della popolazione vive oggi, quasi dovunque, nelle città e nei loro sobborghi, e non più nelle campagne. Per la prima volta, le risorse dovute agli sviluppi dell’industria e ai progressi della tecnica hanno preso decisamente il sopravvento, pressoché sotto tutti i cieli, e su quelle primarie, sui frutti del suolo e della natura. Per la prima volta, e non solo per via della formazione di un mercato     intercontinentale e di un’economia transnazionale, il mondo ha assunto connotazioni di un “villaggio globale”, in cui  quel che avviene in un singolo segmento ha sovente immediati riflessi sul resto dell’universo. Tant’è che il nostro destino appare oggi inscindibile da quello degli altri, legato da un filo rosso che rende interdipendenti le varie parti del pianeta.

  Il mondo in cui viviamo, sebbene stia conoscendo  cambiamenti repentini e particolarmente incisivi, reca tuttavia in sé le tracce e i retaggi delle epoche che hanno preceduto la nostra e delle diverse realtà che hanno via via concorso alla sua attuale configurazione. E ciò per quanto concerne  non soltanto l’universo biologico e le strutture materiali, l’ambiente e le risorse naturali, la geografia economica  e l’uso del territorio.  Anche la pur mutevolissima intelaiatura sia delle forme di organizzazione politica e di aggregazione sociale che dei modi di lavorare e produrre, non è esente  dalle eredità del passato; è così pure la trama delle dinamiche demografiche e delle identità culturali. D’altra parte, numerosi legami, per quanto labili e discontinui, hanno posto in contatto nel corso del tempo, attraverso vari canali e crocevia, i diversi paesi e continenti del globo, per poi divenire, da cinque secoli a questa parte, sempre più fitti e densi di reciproche implicazioni.

  Insomma, è un “mondo plurale” quello che oggi appare ai nostri occhi in termini sempre più tangibili ma le cui matrici risalgono talora molto indietro nel tempo.

 …

Valerio Castronovo

giovedì 23 gennaio 2025

La vicenda umana

 Capire il mondo 

Riflettiamo sul nostro mondo   


  Lungo il corso  della Storia gli uomini hanno sempre più trasformato il mondo, e quello in cui oggi viviamo non solo è il più trasformato, ma si presenta anche come il più trasformabile. Agli occhi e alle parole di più protagonisti della vicenda umana di questi giorni e di queste ore viviamo ormai in un mondo artificiale, realizzato in ogni suo aspetto dalle arti e dai gusti dell’uomo, degli uomini del momento. Non ci riferiamo solamente ai politici alla Trump, convinti di possedere formule magiche.

  Ai nostri giorni, più che la politica, è la tecnica che sta alla base della nostra civiltà. Il suo dominio è via via cresciuto e, a quel che pare, continuerà a crescere. Viviamo nel mondo della tecnica. Ogni aspetto della nostra vita dipende dal modo in cui la tecnica ha organizzato l’esistenza di noi esseri umani.

  L’alimentazione e la sopravvivenza di tantissime comunità e paesi non è più assicurata dal rapporto diretto dell’uomo con la terra (magari mediata dai moderni trattori e mietitrebbie), ma dalla mediazione di una fittissima rete di operazioni tecniche  di tipo industriali, finanziarie ed economico-politiche. La povertà dei Paesi che anni fa venivano definiti sottosviluppati e’ dovuta, per un verso, allo sviluppo tecnologico minimale che, ha consentito discrete condizioni di vita e al contempo l’esplosione demografica abnorme. D’altronde nei paesi più ricchi si è mantenuto il controllo delle fonti e dello sviluppo della tecnica, con i privilegi che ne conseguono.

  Ai nostri giorni il controllo della “natura” (mari, cieli, sottosuoli…) sono campo di dominio della tecnica. In linea di principio la tecnica, nella convinzione dei paesi più avanzati (gli USA di Trump, la Cina di XI Jinping e qualche altro) non trova ostacoli nella realtà.

  Sperando di avere tracciato un primo quadro sulla realtà entro cui stiamo vivendo i nostri giorni, ci fermiamo asserendo che noi dipendiamo dalla tecnica, che però,  purtroppo, non possiede solo la faccia buona che ci aiuta nel mondo della produzione e del buon vivere, ma si manifesta particolarmente nella tensione tra le superpotenze.  USA, Cina, Russia e altri paesi ancora dispongono di una capacità di produzione e distruzione “tecnica” senza riscontri nella storia umana. Ciò è dovuto al livello raggiunto -pure esso- dalla tecnica.

 C’è solo da auspicare che ai vertici dei paesi con alta tecnologia non arrivino esseri umani privi di consapevolezza delle loro responsabilità.

mercoledì 22 gennaio 2025

Politica, economia, sociologia, diritto

Stranezze della Scienza Economica


Mainstream. Da un punto di vista sociologico sono definite mainstream quelle tendenze nel campo delle idee, delle preferenze, della moda, dei consumi, dei comportamenti collettivi o individuali, che sono seguiti dalla maggioranza delle persone e costituiscono "tendenza".

***

Può apparire strano, ma la teoria economica neoclassica (mainstream) non definisce e quindi non affronta il concetto di povertà. Essa (la teoria) è fondata sui concetti di utilità o di benessere economico e si limita quindi solamente a quanto è passibile di misurazione monetaria. 

Detto in altri termini (al livello delle analisi matematiche, delle misurazioni) le nozioni  di benessere, reddito, o di spesa sono irrilevanti. In “Economia” non è presente il concetto di insufficiente e conseguentemente quello di povertà. E’ il linguaggio sociale e quello della politica che attingono dal vocabolario, dove si coglie che povertà e’ lo stato in cui si trova chi manchi di una quantità di denaro o di possessi materiali convenzionalmente o socialmente accettabile”.

 Ne discende che è povero chi manca di qualcosa, chi è carente, soffre di qualche mancanza, non raggiunge il “livello minimo” di qualcosa. Il cosiddetto “livello minimo”, o “soglia di povertà “ è sempre definito in base a ciò che è socialmente accettabile. In pratica dipende dalle circostanze storiche e quindi si riferisce a un tempo ed a un luogo specifico.

L’economista Adamo Smith sosteneva che “ i beni necessari”  erano determinati “dalle abitudini  del paese” e che di conseguenza la povertà era relativa a una data società. E poi precisava “ per beni necessari, intendo non solo i beni indispensabili alla sussistenza, ma tutto quanto le consuetudini del paese reputino indecente mancare a persone dignitose, anche delle classi sociali più basse”. L’assenza di povertà richiede quindi che sia evitata l’indecenza e che si possa partecipare decorosamente alla vita sociale. 

 Quasi un secolo dopo Adamo Smith, ed anche Carlo Marx, sostenne: ”I nostri desideri e piaceri provengono dalla società; li misuriamo quindi in base alla società e non agli oggetti che servono al loro soddisfacimento. Avendo una natura sociale, hanno una natura relativa”.

 Riporteremo in prosieguo quale sia la portata e la natura relativa  della povertà espressa da Marx e da altri autori di tematiche sociali ed economiche.

(Segue)

Politica, economia, sociologia, diritto

 La democrazia guidata dai miliardari

non è più democrazia.

Al debutto della golden age americana (l’età dell’oro americana) promessa da Donald Trump, i protagonisti indiscussi sono stati, anche e soprattutto alcuni miliardari, in particolare Elon Musk. La loro tentazione è quella di occuparsi sempre più di politica, condizionandola con i loro soldi. 

Il Cancelliere tedesco Scholz su Elon Musk,
esponente del governo USA,
ha dichiarato:
Non accettiamo il sostegno di
Elon Musk all’Afd, il partito
neonazista tedesco.








Sul loro patriottismo non c’è alcun dubbio:  America first.  Stando al World economic forum di Davos ( organizzazione internazionale che periodicamente riunisce personalità politiche ed economiche mondiali per discutere e definire le politiche del futuro)   il cui rapporto Oxfam, è stato diffuso  in queste ore l’uno per cento degli abitanti della Terra possiede il 45 per cento della ricchezza mondiale. 

  In Italia il 5 per cento dei nostri compatrioti possiede il 47 per cento della ricchezza. Ancora: lo 0,1 per cento degli italiani più ricco ha visto crescere del 70 per cento il proprio patrimonio tra il 1995 e il 2016.

   I miliardari italiani sono 71.

==Nello scorso anno hanno guadagnato 61,1 miliardi.

==Il loro patrimonio complessivo (272 miliardi) li rende, al confronto dei colleghi americani, dei relativi poveracci. 

== la stampa italiana tende a ringraziarli in quanto resistono alla tentazione  di spostare le sedi legali e fiscali delle loro aziende (società) all’estero (paradisi fiscali), dove la fiscalità è molto più gradevole.

==nel nostro Paese i dipendenti ed i pensionati sostengono ormai tutto il peso dell’unica vera imposta progressiva (IRPEF). Essi pagano oltre la metà dei circa 164 miliardi di gettito (2021), i pensionati un terzo.

 

martedì 21 gennaio 2025

Da cittadini del mondo, cosa conosciamo? (3)

 Studiamo e proviamo a capire chi è l’essere umano

In una serie di pagine ci proponiamo di riflettere attorno all’essere umano, ai suoi valori, a ciò che definiamo civiltà, culture, valori, società arretrate/avanzate, democratiche, conservatrici, illuminate ….cristiane, maomettane

Riflessioni che abbiamo in più tempi e modi avviato, ma su cui torniamo frequentemente ad esplorare.

Procederemo come sempre avvenuto:

—con brevi testi, spesso per flash,

—con richiami storici, archeologici e scientifici,

—evocazioni di episodi, personaggi, punti di vista.

—negli approcci storico/antropologici che possono sembrare nuovi indicheremo la fonte.

* * * * * *

() La Storia dell’umanità, la vicenda di ciascuno di noi, il bagaglio culturale ed il modo di essere che ci accompagna non dipendono da nient’altro che dai contatti tra le persone e dalle esperienze di vita attraversate

() Ciascuno di noi, ogni società ed ogni Paese,  è diverso l’uno dall’altro perché e’ cresciuto e/o ha attraversato esperienze diverse e si è costruito un bagaglio di esperienza diverso.

() Noi esseri umani siamo spinti a cercarci e a volerci intendere (a volte a collaborare) anche se non ci identifichiamo con gli interlocutori. I libri di scienza (e di storia) ci spiegano che noi umani possediamo 1) un piccolo patrimonio genetico neanderliano 2) in noi sopravvive il DNA di alcune specie umane arcaiche 3) apparteniamo comunque tutti alla varietà  dell’Homo sapiens.

() Dodicimila anni fa’, più o meno, il clima terrestre si stabilizzò, al termine dell’Era Glaciale, e gli scambi -sopratutto nell’area che oggi definiamo Medio Oriente- divennero importanti e fu qui, grazie alle temperature più miti, che iniziarono i primi esperimenti di agricoltura e di addomesticamento di varie specie animali. L’uomo cominciò nel nuovo contesto ad adattarsi alla vita sedentaria. Già settemila anni fa tutte le varietà di animali che oggi definiamo “domestici” erano stati addomesticati.

() Equesto il contesto che consenti’ all’uomo di disporre di abbastanza cibo  da garantire il sostentamento di altri suoi simili che, piuttosto che dedicarsi all’agricoltura diventavano vasai, sacerdoti, amministratori della comunità e già al V millennio a.C. cominciarono a spuntare i primi centri urbani.

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lunedì 20 gennaio 2025

Ricordi che da generazione in generazione andranno smarriti

 A Contessa Entellina l'8 maggio ed il 9 settembre

 si tenevano fiere locali contadine

Le fiere locali. Quando le aree interne dell'Isola, la Sicilia, non conoscevano altro sistema socio-economico che il feudalesimo, seguito dopo dal latifondismo e poi dall'economia contadina nei paesi di Sicilia in date prefissate dell'anno si svolgevano dei mercati rurali. I contadini, che di proprio in regime feudale ed in buona parte in regime latifondistico non possedevano che le loro braccia per lavorare, in qualche modo col trascorrere dei secoli e dei decenni tesero sempre via via a migliorare le loro condizioni. Con la Riforma Agraria del dopo seconda guerra mondiale in qualche modo anche loro divennero dei consumatori, se non di prodotti agricoli, certamente di manufatti.

Le testimonianze, di ordine letterario-romanzesche, sulla tematica non mancano. Ad una certa epoca di crescita sociale ed economica spuntarono le fiere. Non quelle grandi e  pubblicizate ai nostri giorni dai media, ma quelle piccole, da villaggio o se si vuole da paese. Con gli occhi di oggi è difficile distinguere fra fiera e mercato.

 Si trattava di luoghi d'incontro dove si fissavano appuntamenti mercantili, di fondamentale importanza nell'assetto contadino vigente prima che spuntassero trattori, mietitrebie e apparecchiature d'irrigazione. Lì si commerciavano animali,cereali (si, grano, avena ..), tessuti, aratri, zappe, pellami e molto altro.

Gli operatori che esponevano le ... merci si spostavano da una fiera all'altra calendarizzate nei modi di legge e/o di bando di ogni realtà locale. Quelle fiere, oltre che per l'aspetto mercantile, erano significative perchè vedevano spostare gli operatori commerciali da un paese all'altro e non solamente loro. 

 Ci si spostava, ancora nel Novecento, da Contessa fino a Camporeale (e viceversa) per esigenze di dover vendere un vitello o acquistare un mulo.

E' ovvio che non ci siamo finora dedicati, nè riferiti, alle fiere dei nostri giorni che hanno tutt'altri significati e assetti. Si tratta di mutamenti di tipo qualitativi rilevanti.

Oggi le grandi fiere, quelle che hanno rilevanza per i sistemi economici di un Paese,  di certo non trattano il commercio di capre o di giumente. Le fiere odierne di cui abbiamo notizie sui media convogliano "grandi affari". Nel sei/settecento siciliano alla fiera (che peraltro in piccoli paesi come Contessa non sussistevano ancora) si andava per comprare persino due soldi di pepe, o per comprare un tumulo di lenticchie. Le fiere del'8 maggio e 9 settembre a Contessa sono relativamente recenti rispetto al periodo prettamente contadino anteriore al 900' e persino all' '800 che sopratutto abbiamo voluto evocare.

Politica, economia, sociologia, diritto

Libertà di parola, libertà di stampa (2)

 Da un testo di Dacia Maraini (scrittrice, poetessa e saggista), pubblicato in questi ultimi giorni sul Corriere della Sera, riportiamo un breve  stralcio dedicato alla libertà, alla verità, alla pace e al rispetto. 

= = = 

Conoscere per essere liberi, studiare
per costruire un futuro migliore.
 
L’educazione è l’unica arma contro
la violenza e la discriminazione



Da qualche giorno, in seguito alle proposte espresse da diversi giornali, di scegliere una parola chiave per l’anno 2025, sono venuti fuori pareri naturalmente condivisibili: 

=libertà, 

=verità, 

=umanità, 

=pace, 

=rispetto, ecc. 

Parole nobili, ma ciascuna avrebbe bisogno di una spiegazione più approfondita. Siamo tutti d’accordo sulla pace per esempio. Chi può volere la guerra? Giusto i fabbricanti di armi anche se si nascondono dietro la famosa teoria del «si vis pacem para bellum». Ma di quale pace si parla? Una pace di resa al più forte e al più prepotente o di una pace giusta? E quando e chi potrebbe imporre la pace visto che con la diplomazia non la si ottiene? Forse l’Onu che rappresenta tutte le nazioni del mondo potrebbe provarci, ma è paralizzata dai diritti di veto. E allora? E ancora la parola libertà, che tutti amiamo, ma libertà da cosa, e per chi? Si è liberi di fare quello che si vuole, o si è liberi quando si rispettano le libertà altrui? Si è liberi di insultare o aggredire chi è diverso da noi? Si è liberi quando si trasgrediscono, in nome della libertà, le regole comuni? Si è liberi quando in nome del proprio Paese si mandano a morte altri popoli? Si è liberi quando governano i miliardari? Si è liberi quando invece di aiutare i più derelitti si favoriscono i più ricchi? Si è liberi quando ci si fa influenzare dalle false notizie più diffuse? La voce di alcune sagge persone ha suggerito quello che penso anch’io. 

La libertà di un Paese consiste nella divisione dei compiti, nella moltiplicazione di istituzioni indipendenti l’una dall’altra che hanno il potere e il dovere di controllare e criticare secondo leggi e non secondo interessi. Quando la magistratura è tenuta sotto ricatto, quando la ricerca è controllata e frenata, quando la scuola è lasciata andare allo sbando, quando la sanità viene trasferita ai privati, quando si lasciano entrare nei cuori e nei cervelli delle persone false notizie, non si può parlare di libertà. Ma a volte è difficile scoprire dove si annida la costrizione, soprattutto quando viene diffusa con astuzia seduttiva come la verità più vera.