Il Concilio di Trento -1545- prescrisse la tenuta dei registri parrocchiali. |
Le strutture ecclesiastiche che allora insistevano sul territorio (le parrocchie) individuavano le “comunità parentali” rientranti nella loro giurisdizione e ne tenevano traccia documentaria nei propri archivi definendoli “Stati d’Anime”. Nel loro contenuto sostanziale gli Stati d’Anime - sia pure alla lontana- potremmo ritenerli una sorta di predecessori degli odierni “uffici d’anagrafe” gestiti dai Comuni.
Lo “Stato d’Anime”, ai fini degli aggiornamenti periodici, aveva cadenza temporale annuale o generalmente e frequentemente molto più ampio, e in ciascuna cadenza venivano riportati tutti i “fuochi” presenti sul territorio parrocchiale. Per fuoco -generalmente- non si intendeva il nucleo familiare come lo intendiamo ai nostri giorni (marito, moglie, figli) bensì l’insieme di persone che vivevano sotto lo stesso tetto, intorno allo stesso focolare. Il fuoco non coincide infatti automaticamente con la famiglia coniugale stante che nella stessa abitazione, allora, era normalissimo che si trovassero fuochi composti da genitori e tanti figli già sposati che convivevano tutti sotto lo stesso tetto, generalmente in un solo ed unico vano (le famiglie patriarcali).
Lo “Stato d’Anime” tenuto dalla Parrocchia generalmente (ma non sempre) era accompagnato da una lista di battesimi, decessi e matrimoni in riferimento all’anno considerato. I parroci erano allora obbligati ad inviarli periodicamente ai rispettivi Arcivescovadi.
Gli Stati d’Anime, lì’ dove ancora ai nostri giorni continuano ad essere conservati costituiscono i documenti più sicuri per lo studio delle ripartizioni geografiche delle famiglie all’interno di ciascun centro abitato. Una curiosità, che ci piace evidenziare, è che in caso di avvenuto decesso del capo famiglia, ai figli, al tempo del periodico aggiornamento dello Stato d’Anime non veniva riportato-attribuito il cognome del padre deceduto bensì quello della madre, divenuta capo del nucleo familiare (anzi, del fuoco).
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