I media di tutto il mondo contano i morti causati dai guerriglieri di Hamas in Palestina e pare siano (al momento) oltre 900 (687 quelli tra i palestinesi) e potrebbero salire viste le parecchie centinaia di dispersi (tra cui due coniugi italo-israeliani, Eviatar Moshe Kipnis e Liliach Lea Havron, che risiedono nel kibbutz di Be’eri, dove i terroristi hanno fatto oltre 100 morti).
L’inciviltà assoluta dell’essere umano lo si coglie nella vera e propria mattanza di ragazze e ragazzi del rave party «Supernova», nel deserto del Negev, che fa scrivere al giornalista Antonio Polito: «Ciò che è accaduto sabato sul confine della Striscia di Gaza non è guerra, e non è neanche terrorismo. È una razzia. Appartiene a un genere di violenza precedente alla civilizzazione umana. È la logica della tribù: cerco, stano e uccido quelli che non fanno parte della mia. È una caccia all’uomo primordiale ».
L’estensione del conflitto adesso, secondo i media, pare si estenderà al confine libanese, dove stanno pronte le milizie filoiraniane Hezbollah, dotate di migliaia di razzi.
A sud la Striscia di Gaza è cinta d’assedio: niente cibo, elettricità e benzina.
Il dilemma del governo israeliano (all’insegna del dente per dente, occhio per occhio) è quanto forte dovrà essere la «punizione» per gli orrori perpetrati dai terroristi di Hamas.
E’ certo, comunque, che si dovrà e vorrà tener conto delle decine di ostaggi israeliani nelle mani degli estremisti islamici, che hanno promesso di ucciderne uno per ogni attacco che colpirà obiettivi civili a Gaza.
La stampa di vari paesi occidentali ricorda ed auspica che «La storia del conflitto israelo-palestinese insegna che la violenza genera violenza. Il primo ministro deve essere calibrato nella sua risposta e limitare la rappresaglia agli obiettivi militari di Gaza, per quanto sia difficile nella Striscia densamente popolata che è stata a lungo bloccata da Israele e dall’Egitto. Un conflitto più ampio, al servizio degli estremisti di tutte le parti, metterebbe a rischio la stabilità del Medio Oriente». Ed, ancora: «La morte di molti civili a Gaza, soprattutto se vista come un’azione sconsiderata, danneggerebbe la posizione di Israele nel mondo, oltre a essere profondamente sbagliata in sé».
In Italia, il Corriere della Sera di oggi con Gilles Kepel riporta« In realtà, lo sgretolamento morale d’Israele, conseguenza di una coalizione governativa tenuta in ostaggio dai ministri dell’estrema destra, gli attacchi contro la Costituzione, le manifestazioni massicce e la disobbedienza civile di numerosi riservisti, che si erano rifiutati di addestrarsi come forma di protesta contro la deriva politica, sono tutti fattori che hanno contribuito a indebolire il Paese, e che la Repubblica islamica ha saputo sfruttare».
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