Il fenomeno emigrazione coinvolge i laureati
Tra 2012 e 2021 hanno lasciato l'Italia 337 mila giovani della fascia d'età 25-35 anni, di cui 120 mila in possesso della laurea. |
L’emigrazione dei giovani italiani (ormai con percentuali alte di laureati e diplomati) è un dato allarmante, anche se sottaciuto nei dati ministeriali e purtroppo pure in quelli dei media.
Gli immigrati, che siano regolari o irregolari, non riescono più a coprire l’emorragia a cui assistiamo, prescindendo dal silenzio dei media.
Le emergenze (vere) sono infatti due:
1) «È costantemente negativo il saldo nati/morti, ma occasionalmente, in anni recenti, è stato negativo anche 2) il saldo emigrati/immigrati».
Va evidenziato che gli immigrati non impattano, se non per un segmento minimo e in quello meno qualificato della mano d’opera, sui nostri giovani che emigrano, i quali sono per i quattro quinti diplomati e non intendono fare «lavori da immigrati» (assistenza agli anziani, bracciantato, manovalanza in edilizia). Senza manodopera immigrata molti lavori in Italia resterebbero scoperti, bruciando -calcolano gli economisti- un decimo del Pil nazionale.
L’Italia, al contrario di Francia, Germania ed altri paesi non crea abbastanza impieghi qualificati per i nostri laureati/diplomati autoctoni o per gli immigrati con più alto livello di istruzione. Questa è la contraddizione di cui media e politica trascurano di occuparsi rispetto ad altre questioni inerenti l’immigrazione (che purtroppo fanno più notizia).
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