La bellezza salverà il mondo scrisse Dostoevskij, e mai gli uomini hanno dubitato sull’importanza liberatoria di essa. Non si tratta di volere evadere dalle difficoltà della vita, ma la passione per la bellezza delle icone se interiorizzata con la “cultura” in essa condensata e con la tradizione della comunità di appartenenza diviene veicolo di grande “significato” al punto che in esse possono intravedersi frammenti e significati della vita personale e magari percorsi della vita medesima in se.
Certo, la religione vorrebbe indurre dall’icona contemplata all’icona vissuta che sprigioni umanità reale ai propri simili.
In una serie di pagine dedicate alla lettura delle icone, che sul blog ci proponiamo di sviluppare, ci piace riportare una intuizione di Dostoevskij che immagina e “prevede la Chiesa libera dal mondo e tuttavia rivolta al mondo con tutte le sue forze vivificanti e salvatrici. A colui che ha fame essa offrirà senza limiti non più le ‘pietre ideologiche’ dei sistemi politici e neppure le ‘pietre teologiche’ dei catechismi trascorsi, bensì il pane e il vino della presenza divina e il ‘cuore del fratello umano, offerto in nutrimento puro” secondo una espressione di Origine.
Proveremo attraverso esperienze di iconografia in anni andati di riuscire a cogliere alcuni messaggi di vita e comunque culturalmente significativi.
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